'Firenze 10+10': il cantiere è aperto

Intervista a Tommaso Fattori

Il processo di costruzione di Firenze 10+10 va avanti. Il comitato promotore della quattro giorni, in programma dall’8 all’11 novembre alla Fortezza da Basso, si è costituito formalmente con l’adesione di 14 fra organizzazioni e reti nazionali: Cgil, Arci, Cime, Cobas, Cospe, Fiom, Flare, Forum acqua bene comune, Ife, Legambiente, Libera, Mfe, Rete della conoscenza e Transform. A Tommaso Fattori chiediamo motivi e obiettivi dell’iniziativa.
“I motivi sono sotto gli occhi di tutti. Alle crisi ecologico-ambientale, economico-finanziaria e della stessa democrazia, si sta rispondendo con un processo costituente dall’alto. Con un uso strumentale della crisi per distruggere i diritti sociali e del lavoro, vedi l’imposizione del ‘Fiscal Compact’. I poteri decisionali sulle politiche pubbliche si stanno concentrando su vere e proprie oligarchie, dalla Banca centrale europea alla tecnocrazia Ue di Bruxelles. Visto lo stato delle cose, il nostro primo obiettivo è quello di costruire alleanze strategiche, per avviare un processo costituente opposto. Dal basso, per dare vita a un’altra Europa”.

Presentando la quattro giorni di Firenze, voi spiegate: ‘Vogliamo unire le forze e agire insieme, progettando strategie e campagne per un’Europa oltre il dominio della finanza. Perché lo stesso processo elettorale ormai avviene sotto il ricatto permanente della crisi del debito sovrano e delle richieste dei mercati’.
“E’ l’unica strada da percorrere, perché il conflitto fra il capitale da una parte, e il lavoro e i beni comuni dall’altra, è sovranazionale. Di qui l’esigenza di mettere in relazione la miriade di vertenze locali, e offrire la possibilità di elevarle a una dimensione europea. Altrimenti rischiano di non andare lontano, perché troppo frammentate per minacciare davvero le politiche imposte dall’Ue”.
Sul sito www.firenze1010.eu ci sono tutti i riferimenti per entrare in contatto con il gruppo di coordinamento, e ci si può rivolgere all’indirizzo This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. per l’informazione e tutte le comunicazioni. Da quanto sta emergendo, non volete certo organizzare una semplice iniziativa di studio.
“La quattro giorni di Firenze non vuole essere un seminario. Vogliamo uscire con delle azioni comuni, e l’iniziativa serve appunto per individuare dei ‘collanti’. Degli obiettivi comuni, perché tutti questi movimenti non accettano l’Europa di oggi ma per avere forza devono connettersi, fare fronte comune, creare una massa critica. Fra le tante adesioni che sono già arrivate, ci sono gli indignados spagnoli, i movimenti europei per i beni comuni, molti sindacati continentali sia confederali che di base, i gruppi di economisti ‘eterodossi’ le cui analisi si sono rivelate fin troppo esatte. E ancora le reti europee contro le grandi opere inutili, dai no-Tav italiani e tedeschi al gruppo di Nantes, e le reti studentesche che contestano la privatizzazione dei sistemi educativi. Questi quattro giorni insieme, lavorando non in una miriade di workshop ma su cinque grandi ‘sfere di alleanza’, devono servire a trovare un accordo per delle iniziative collettive. Azioni comuni. Possiamo immaginare ad esempio una manifestazione europea che parta da Bruxelles, e da lì si snodi nelle capitali di ogni paese. Oppure uno sciopero continentale. In definitiva noi pensiamo che l’appuntamento di Firenze abbia la sua ragion d’essere solo se visto come una ‘riconnessione’ dei movimenti, in vista di un’azione comune che è sempre più urgente. Anzi pensiamo di essere già in ritardo, rispetto a quanto sta accadendo in questi mesi”.

a cura di Riccardo Chiari


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