Diritti versus salario - di Gianluca Lacoppola

A proposito del contratto collettivo nazionale del settore vigilanza

Le quasi 50mila guardie giurate hanno aspettato quattro anni il rinnovo del proprio contratto nazionale. Il nuovo accordo, firmato dalla Filcams-Cgil, dalla Cisl e dall’Ugl e non dalla Uiltucs, avrà durata triennale e scadrà il 31 gennaio 2016.
La lunghezza della trattativa, che è stata costellata da periodiche rotture e interruzioni del confronto,  è un evidente segnale che ad un certo punto era entrata pesantemente nella discussione anche la possibilità, e da parte padronale la volontà, di abbandonare la definizione di un contratto collettivo nazionale. E queste tensioni hanno portato all’apertura di un secondo tavolo per definire un contratto nazionale del solo personale non armato e ad un nuovo ccnl firmato da Uiltucs e Federsicurezza.
Una frattura che certo non farà bene alla tutela dei lavoratori.
Ma l’accordo del 22 gennaio scorso segnala anche tutta la difficoltà di fare contrattazione in un settore sempre più in crisi e a rischio emarginazione. Come ricordato in un comunicato stampa congiunto delle associazioni datoriali firmatarie dell’accordo (Assiv, Agci–Servizi, Federlavoro e servizi-Confcooperative, Legacoop Servizi), il settore della vigilanza privata è stato interessato negli ultimi anni da un calo della redditività e dei margini operativi, ridotti rispettivamente del 62% e del 6,5% in due anni. La crisi si è riflessa anche sull’occupazione, con un eccezionale ricorso alla Cig straordinaria che è cresciuta ad un tasso tendenziale del 167% in quattro anni, mentre i dati più aggiornati del 2012 indicano un raddoppio delle ore di Cig e del numero di aziende beneficiarie nel primo trimestre dell’anno.
Una fase difficile, come purtroppo per quasi tutti i settori, che difficilmente poteva portare ad un accordo vantaggioso. Vale forse la pena esercitarsi in un artificio per provare a dare un giudizio equilibrato del contratto appena firmato. Immaginiamo due piatti di una bilancia: in una mettiamo quanto di buono strappato dai sindacati, nell’altro poniamo i peggioramenti delle condizioni di lavoro. Nel piatto di destra (quello negativo, ovviamente) finiscono sicuramente gli aumenti economici previsti. L’ipotesi in questione, infatti, prevede un una tantum di 450 euro da erogare in tre tranche a copertura della vacanza contrattuale e un aumento salariale di 60 euro (20 euro ogni anno) da riferirsi al quarto livello. In entrambi i casi si tratta di una cifra assai bassa. Il contratto scaduto nel 2008 prevedeva infatti per i primi sei mesi una indennità pari al 30% del tasso di inflazione programmato e successivamente pari al 50%. I 20 euro annui di aumento non coprono l’aumento del costo della vita.
Sul piatto di sinistra invece mettiamo il fatto che per la prima volta il ccnl comprende anche personale non armato (circa 80 mila lavoratori) e soprattutto tutela i lavoratori in fase di cambio-appalto. Si tratta probabilmente dell’elemento più positivo introdotto nell’accordo del 2013. Fino ad oggi, infatti, non esistevano meccanismi automatici nel passaggio da un appalto all’altro, con gravi conseguenze a proposito del mantenimento dei posti di lavoro e dell’anzianità acquisita. Ora, invece, riprendendo quanto già previsto nel contratto nazionale dei multiservizi, si stabilisce che “l’istituto subentrante nell’appalto e/o nell’affidamento del servizio, procederà all’assunzione con passaggio diretto ed immediato, senza periodo di prova, del personale precedentemente impiegato”.
Tornando al piatto dei peggioramenti, va considerato che i nuovi inquadramenti, con l’abolizione del 3° e 4° livello super e con l’aumento da 12 a 24 mesi per i passaggi da 6° a 5° livello e da 5° a 4°, creano oggettivo schiacciamento verso il basso degli inquadramenti; schiacciamento solo parzialmente mitigato dal fatto che per la prima volta nei 24 mesi di attesa vengono inseriti anche i periodi di assunzione a tempo determinato.
Firmato il contratto, la Filcams ha avviato le procedure di consultazione dei lavoratori. Il 29 gennaio si è svolto l’attivo nazionale del settore, a cui stanno seguendo in questi giorni gli attivi regionali. Sarà poi il momento delle assemblee coi lavoratori e sarà questo il passaggio più importante. Non è infatti facile immaginare se i lavoratori interessati giudicheranno positivamente un accordo che porta ad un’immediata perdita di salario (in termini di aumenti contrattuali e inquadramenti) e prevede aumenti di tutele che però si mostreranno soltanto nei prossimi anni.


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