il futuro del PD tra Renzi e Letta? - di Frida Nacinovich

“Quanta fretta ma dove corri, dove vai…”. Guardi Matteo Renzi e ti torna in mente la canzone di Edoardo Bennato. L’ambizioso sindaco fiorentino non si ferma un attimo, i sondaggi lo indicano come il leader politico più popolare del Paese, lui batte il ferro finché è caldo. Va in tv da Bruno Vespa, finisce sul periodico berlusconiano per le casalinghe di Voghera - “Chi” – in posa con il giubbotto di pelle regalato da Donatella Versace, ritratto come il Fonzie di questo secolo. Interviene, dichiara, declama. E ora che Bersani non c’è più, dà una mano a qualche candidato sindaco Pd in campagna elettorale, Ignazio Marino su tutti. Potrà non piacere, ma sa come muoversi Renzi, che si è accorto di come l’etichetta di “rottamatore” gli precludesse il favore degli over cinquanta. Et voilà, subito per Mondadori esce l’ultima sua fatica letteraria, redatta a tempo di record, dall’emblematico titolo “Oltre la rottamazione”.  
Renzi ha fretta. Perché la popolarità di oggi potrebbe diminuire domani. Perché entro pochi mesi deve decidere che vuol fare da grande. Il suo primo mandato da sindaco di Firenze è in scadenza, in autunno inizierà la campagna elettorale per Palazzo Vecchio, lui dovrà scegliere se accettare la scontata ricandidatura offerta dal suo partito. Se accettasse dovrebbe dire almeno temporaneamente addio ai suoi sogni di maggior gloria. Che per Renzi significano palazzo Chigi, lì dove da un paio di mesi siede il suo collega-amico, potenziale competitor Enrico Letta. Che fare? A “Porta a porta” Renzi è stato intellettualmente onesto: bene il governo Letta, ma ora facciamo velocemente la legge elettorale, alcune cose semplici e urgenti per l’economia e poi andiamo a votare. Entro un anno, subito dopo il congresso di un Pd che potrebbe certificare l’innaturalità della grossa coalizione governativa con il Pdl di Silvio Berlusconi.
Può farcela Renzi, nonostante che gli accordi presi con Giorgio Napolitano prevedano diciotto mesi di vita per il governo delle larghe intese e poi nuove elezioni nel 2015. Di sicuro sarà una battaglia politica in piena regola, con alleanze anche imprevedibili. Certo è che il duello Renzi-Letta, così come al momento si delinea, sancisce l’egemonia (post) democristiana del partitone tricolore. Proprio ciò su cui Renzi potrebbe fare leva per chiedere un atto chiarificatore: il centro faccia il centro, la sinistra faccia la sinistra, e magari alle prossime elezioni ci si può anche alleare. Contro Berlusconi e la Lega. Fantapolitica? L’unica cosa certa è che nel Pd le sole due potenziali leadership sono quelle di Enrico Letta e di Matteo Renzi. Il gatto e la volpe della canzone di Bennato. L’ex (ex?) rottamatore è stato immortalato anche come corridore podista, almeno una maratona l’ha fatta. Ora sembra allenarsi sulle distanze brevi, quelle degli sprinter. Versatile o pirandelliano, a scelta.


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