Governo Letta: siamo prevenuti - di Andrea Montagni

Ammetto. Sono prevenuto nei confronti del governo Letta. Perché nella sua maggioranza c’è il partito della destra liberista, il partito di Berlusconi. Sono prevenuto perché il governo è espressione della stessa maggioranza politica che espresse il governo Monti: il governo della subalternità alle scelte liberiste della Banca centrale e della Commissione europee,espressione della maggioranza di destra liberista che oggi esprime i governi nell’Europa unita.
I fatti, purtroppo, danno ragione ai miei pregiudizi. Il governo, di rinvio in rinvio, non affronta il nodo centrale della crisi che è quello della ripresa economica, come condizione per fermare la desertificazione industriale e produttiva, la perdita costante e continua di posti di lavoro, i tagli ai servizi e allo stato sociale, il degrado delle condizioni sociali. Su questo niente. Soltanto parole. O palliativi che forse avranno qualche effetto di breve durata.
I nuovi provvedimenti accrescono la flessibilità del lavoro senza creare occupazione: abolizione delle causali nei contatti a termine, loro reiterazione, espansione alla enne meno 1 del lavoro a chiamata. Nei nostri settori, quelli del commercio, della ristorazione, dei servizi una chiamata alle armi per un padronato miope, incapace di pensare in grande e “affamato” di lavoro povero, mal retribuito, senza tutele. In ogni tavolo contrattuale saremo chiamati a pagare un prezzo alto alle scelte del governo Letta. E questo prezzo lo pagheranno le lavoratrici e i lavoratori.
Pervicacemente chiediamo alle forze politiche di dare risposte vere: un piano straordinario del lavoro fatto di scelte, di investimenti, di nuovi posti di lavoro nei settori strategici accompagnato da una politica fiscale che faccia contribuire ai ricchi secondo il loro reddito, con la patrimoniale una lotta efficace contro l’evasione e l’elusione fiscale.
Cambiare si può. Cambiate si deve.


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