Un partito (troppo) solo al comando - di Frida Nacinovich

Re Renzi è sulla bocca di tutti, sui giornali e sulle tv. Il presidente del Consiglio più votato dagli italiani ha fatto strike: in un colpo solo ha respinto l’assalto dei cinque stelle di Beppe Grillo, soprattutto ha quasi azzerato le speranze della destra di poter incidere sullo scacchiere politico. I numeri europei di quella che fu la Casa della libertà sono impietosi: Forza Italia arriva a stento al 16%, l’Ncd di Alfano insieme all’Udc di Cesa e Casini scavalla il 4% per il rotto della cuffia, i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni recuperano il simbolo di An, si fermano al 3,5% e restano nel belpaese. L’Europa la vedranno con il binocolo. Il tonfo di Silvio Berlusconi e del suo partito personale è il risultato forse meno evidenziato del voto continentale. Interpretazione maligna: con il Cavaliere ai minimi termini, il pur trionfante Pd renziano non ha più un interlocutore affidabile per portare avanti le tanto agognate riforme istituzionali, a partire da quella della legge elettorale, tagliata su misura su un bipartitismo Pd-Fi cancellato dai risultati elettorali. Per giunta, nel panorama della destra italiana si riaffaccia la Lega, che guidata dal giovane Matteo Salvini su posizioni xenofobe ed anti-europee arriva al 6%, facendo il pieno di voti nelle ricche regioni del nord. Se Berlusconi ormai non fa più notizia, almeno sul fronte elettorale, Beppe Grillo e i suoi Cinque stelle ne fanno fin troppa. Con chi si può alleare in Europa (l’inglese ed euroscettica Ukip di Nigel Farage), come passa le sue giornate, quanto sono arrabbiati quadri ed elettori del movimento. L’estate tarda ad arrivare, i grilli non cantano felici, gli italiani hanno avuto paura di loro e si sono rifugiati nelle braccia del partitone tricolore. C’è chi dice sia una Dc 2.0, chi parla – con un’interpretazione più raffinata – della realizzazione del vecchio sogno veltroniano del partito democratico americano. Di sicuro è un successo così vistoso, e in parte inatteso, da aprire nuovi scenari. L’Italia disegnata da Renzi a colpi di annunci dovrebbe diventare realtà. Ma senza alleati rappresentativi nel paese, il partito solo al comando rischia di essere una replica della Cdu di Angela Merkel, costretta a mediare perché fortissima ma con il deserto intorno.


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