Gruppo Coop Estense in Puglia e Basilicata - Lotta e dignità. Il Sud c'è e resiste! - di Jole Laviola

Proprio nei giorni dell’annuncio di Renzi sugli effetti salvifici del Jobs Act, è esplosa la crisi della grande distribuzione organizzata. Da Nord a Sud, nel settore privato come nella distribuzione cooperativa, la situazione è precipitata. Sono state aperte procedure di mobilità per riduzione del personale e procedure per chiusura di punti vendita per migliaia di addetti su tutto il territorio nazionale: Mercatone uno, Media World, Auchan, Coop Estense, solo per citarne alcune.
In questi anni il comparto aveva tenuto: gruppi come Auchan avevano fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, in prevalenza contratti di solidarietà, che avevano arginato le conseguenze negative dovute al brusco calo dei consumi, al calo delle vendite, finanche quelle alimentari. Il governo Monti aveva pensato di fronteggiare il problema con la liberalizzazione degli orari e l’apertura di domenica e nei giorni festivi. Le stesse imprese la consideravano la soluzione di tutti i mali.
I colossi della distribuzione non sono più in grado di sostenere i costi enormi dei centri commerciali. Ma le liberalizzazioni, lungi dal favorire la ripresa dei consumi, hanno in realtà aggravato la condizione di malato del comparto che nel frattempo è diventato cronico.
Quando come Filcams CGIL promuovevamo la campagna “La festa non si vende” qualcuno ci aveva accusato di non essere al passo coi tempi, di essere sempre contro: avevamo solo visto un po’ più lontano di altri!
In questo quadro si inserisce con forza dirompente la vertenza di Coop Estense in Puglia e Basilicata. Le OO.SS. e le lavoratrici e i lavoratori della cooperativa modenese, che in Puglia e Basilicata conta oltre 1600 dipendenti, hanno appreso dalla viva voce del Presidente Mario Zucchelli che i conti sarebbero disastrosi, che nella Divisione Sud negli ultimi cinque anni la cooperativa avrebbe perso 50 milioni di euro, 12 milioni solo nell’ultimo anno: ragion per cui, al fine di mettere in sicurezza la cooperativa e garantirne la permanenza al Sud, non resterebbe altro da fare che applicare un piano industriale aggressivo mirante al pareggio di bilancio entro tre anni. Il piano di risanamento prevede una drastica riduzione dei costi operativi e una altrettanto drastica riduzione del costo del lavoro.
Per realizzare quest’ultimo punto Coop ha annunciato che non vi era altra soluzione possibile se non esternalizzare il reparto “Grocery” e terziarizzare le pescherie: operazioni che hanno provocato un esubero di 230 unità. Ed è così che nei primi giorni di marzo, con l’obiettivo di realizzare parzialmente questo punto, la cooperativa ha avviato formalmente una procedura di mobilità per 147 addetti di IV livello, pari al numero attualmente in forza al reparto Grocery di tutti i supermercati e ipermercati pugliesi e di quello di Matera.
E’ iniziata così una convulsa e complicatissima trattativa con le OO.SS. e tutte le RSA e RSU con momenti di tensione altissima anche all’interno dei punti vendita.
Le OO.SS. hanno immediatamente chiesto di ritirare la procedura di mobilità e far sì che la discussione aperta potesse svolgersi in maniera più serena e senza questa spada di Damocle sulla testa. A questa richiesta la Coop è rimasta sorda, dichiarando tra l’altro che la procedura era l’unico strumento che avrebbe garantito tempi certi. Con la prima proposta alternativa ai licenziamenti portata al tavolo dall’azienda, la stessa sosteneva indirettamente di non essere in grado di sostenere i costi derivanti dal CCNL della distribuzione cooperativa: infatti per centrare l’obiettivo di recuperare 4 milioni di euro per i tre anni a venire sul costo del lavoro, proponeva l’azzeramento degli scatti e l’eliminazione del contratto integrativo aziendale (CIA sottoscritto nella primavera dello scorso anno dopo un travaglio durato ben sei anni). Di fronte alla fermezza con cui si respinge tale proposta dichiarata irricevibile dalle parti sociali, Coop ha proposto quindi di sospendere la validità del CIA fino al pareggio del bilancio e di limitare la riorganizzazione del Grocery e le conseguenti esternalizzazioni a soli 3 punti vendita, senza procedere a licenziamenti, ma gestendo gli esuberi derivanti con la Cassa Integrazione.
La Filcams CGIL ha dichiarato in modo netto che la possibilità di trovare un accordo sarebbe passata dal rispetto di alcune richieste, prima tra tutte la necessaria riduzione degli obiettivi di recupero; quindi un intervento parziale sul CIA relativamente a solo alcune voci economiche e con una durata limitata di tempo; ma soprattutto all’eliminazione dalla discussione di qualunque tipo o forma di esternalizzazione o terziarizzazione. Il ‘no’ alle esternalizzazioni – anche nel caso di salvaguardia occupazionale – è stato il nostro punto fermo, la nostra stella polare, considerando questa pratica contraria a tutti i nostri principi, come Filcams e come CGIL: rifiutando l’ingresso di aziende terze che non avrebbero applicato né il CCNL della distribuzione cooperativa, né il CIA di Coop Estense, abbiamo rifiutato l’idea che ci possano essere a svolgere le stesse mansioni lavoratori di serie A e lavoratori di serie B nello stesso luogo di lavoro.
La Coop probabilmente ha dimenticato da dove viene, ha dimenticato i valori della cooperazione, mentre la Filcams non ha dimenticato la sua storia, non ha dimenticato di essere CGIL, ogni giorno con le sue strutture e con tutte le delegate e tutti i delegati difende il lavoro.
E così siamo arrivati alla rottura del 22 maggio e alla proclamazione dello sciopero per il 4 giugno, data in cui siamo stati convocati dal Ministero, dove rivendicheremo ancora con la stessa forza e la stessa determinazione la difesa dei 147 posti lavoro messi in pericolo dalla procedura, disponibili a firmare un accordo, ma assolutamente indisponibili a qualunque forma di esternalizzazione anche di tipo parziale e sperimentale come vorrebbe l’azienda, perché non possiamo e non vogliamo essere complici dello svilimento del lavoro provocato dal ricorso a manodopera sottopagata, perché l’unità deve avere come base la dignità!


Email