I diritti non sono in appalto! - di Andrea Montagni

Consegnate 175000 firme per la legge di iniziativa popolare

La CGIL ha consegnato 175 mila firme su una proposta di legge d’iniziativa popolare per tutelare gli oltre 3 milioni e mezzo di donne e uomini che lavorano negli appalti: fabbriche, uffici, ospedali, caserme, scuole, nell’assistenza, nelle mense, nel pulimento, nella logistica. Quasi sempre sottoposti a ricatti, basse retribuzioni, orari di lavoro brevi e dispersivi. Nonostante l’impegno del sindacato e la conquista in alcuni comparti della “clausola sociale” di continuità del rapporto di lavoro nei cambi di appalto, il mondo degli appalti resta spesso un mondo senza diritti in cui domina l’arbitrio padronale. Le esternalizzazioni hanno gonfiato a dismisura questa categoria di lavoratori, esclusi dalla contrattazione dei comparti in cui effettivamente operano.
I tagli lineari della spesa pubblica e la contrazione del mercato nel settore privato ne fanno le prime vittime dei processi di ristrutturazione. La nuova legislazione sul lavoro mette a repentaglio la clausola sociale sul passaggio diretto dei lavoratori da un azienda all’altra nel cambio appalto. Nel mondo degli appalti, specie nelle committenze pubbliche, è più facile annidare e ramificare evasione, elusione, malaffare, ed anche infiltrazioni criminose. La proposta di legge si pone tre obiettivi: affermare una tutela reale dei trattamenti dei lavoratori degli appalti; contrastare le pratiche di concorrenza sleale tra le imprese; consolidare ed estendere la clausola sociale. “Cuore” della proposta è il ripristino della responsabilità solidale, introdotta nel 2003: il committente si fa “garante” rispondendo in solido del trattamento economico e previdenziale dei lavoratori dell’appalto, così da essere forzato a controllare effettivamente la serietà e la professionalità della ditta.
Sullo sfondo restano due questioni aperte. La prima è il “falso appalto”, al solo fine di abbassare le tutele dei lavoratori nell’impresa, e la somministrazione fraudolenta di manodopera. La seconda: occorre creare le condizioni perché - superata la politica dei tagli lineari e recuperata una logica di spesa equilibrata nella Pubblica amministrazione – si salvaguardi il personale che opera nel settore, evitando che “reinternalizzazioni” al risparmio facciano migliaia di vittime, come in parte già accaduto negli “appalti storici” del settore scolastico.
Una grande battaglia confederale, quella sugli appalti, che coinvolge tutte le categorie, nessuna esclusa. La raccolta firme, pur superando il quorum delle 50 mila, non ha raggiunto l’obiettivo politico delle 300 mila. Inutile il confronto sul contributo di categorie e territori. Ma è un campanello d’allarme in vista della proposta di legge d’iniziativa popolare sul nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori e di un eventuale referendum abrogativo…
(Questo articolo è già stato pubblicato su “Sinistra sindacale” n. 02 del 18 maggio 2015)


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