La bilateralità nel terziario: Enti e servizi di Xióng luómǎ

La Bilateralità nel terziario va divisa in quattro settori specifici: Fondi di Assistenza Sanitaria integrativa, Fondi di Previdenza Complementare, Fondi Interprofessionali di Formazione ed Enti Bilaterali (Nazionali e Territoriali).
I fondi di Assistenza Sanitaria integrativa nazionali sono 12: FondoAsim, Aster, Cadiprof, Cassa Portieri, Cas.Sa.Colf, Coopersalute, EST, FASIV, FAST, FONTUR, QUAS e SANARTI.
Questa tipologia di Fondi è finanziata da contributi previsti nei CCNL, circa l’85% a carico delle aziende e il circa il 15% a carico dei lavoratori, globalmente una cifra su base annua che si aggira intorno 300 milioni di euro. Forniscono prestazioni sanitarie integrative al Sistema Sanitario Nazionale, vi aderiscono poco più di 2.000.000 di lavoratori. La maggior parte dei fondi fornisce le prestazioni indirettamente (attraverso cioè accordi con gruppi assicurativi); solo il Quas, il fondo di assistenza sanitaria dei quadri, liquida direttamente senza intermediari, una parte dei fondi, ha una gestione mista quindi liquida sia direttamente che indirettamente.
Nel novero delle prestazioni fornite ci sono i grandi interventi, il rimborso dei ticket sanitari, l’odontoiatria e la LTC (assistenza ai lavoratori non autosufficienti); essendo assistenza sanitaria integrativa e non sostitutiva, la parte rimborsuale non potrà superare il 75% dell’importo della prestazione; in alcuni casi sono previsti massimali sia relativamente al numero di prestazioni su base annua sia rispetto alle cifre, in altri casi possono essere previste delle franchigie. Tutti i fondi prevedono anche dei pacchetti di prevenzione gratuiti. I contributi ai fondi di assistenza sanitaria integrativa non sono soggetti a imposizioni fiscali (vengono scalati dall’imponibile IRPEF).
I fondi di Previdenza Complementare sono sono sei: Cooperlavoro, Enasarco, Fondapi, Fonte, Previambiente, Previcooper. Questi fondi sono tutti sottoposti alla vigilanza della COVIP, ente governativo di vigilanza sui fondi pensione. Sono fondi chiusi, previsti dai CCNL, il cui fine è fornire un reddito integrativo alla pensione. Offrono condizioni migliorative sulla tassazione del TFR, se contribuisce il lavoratore con una quota minima dello 0,55% del lordo annuo, è obbligata a contribuire anche l’azienda con una quota pari all’1,55% del lordo annuo. Aderiscono a questi fondi più di 350.000 lavoratori, con un capitale investito al 31/12/2014 che supera i 450.000.000 (la cifra non tiene conto dei capitali di Enasarco, investi in immobili e di cui è in corso la dismissione).
I Fondi Interprofessionali di Formazione sono cinque: Foncop, Fondo Professioni, Fonter, Forte, Quadrifor. Offrono finanziamenti per la realizzazione di piani formativi, attraverso bandi formativi pubblicati periodicamente, o con la gestione dei conti formativi delle singole aziende. Vengono finanziati con una quota pari allo 0,30% della retribuzione dei lavoratori dipendenti versata all’Inps che poi la invia ai fondi interprofessionali. di formazione, il 70% di queste risorse vanno sul conto Formazione di ciascuna azienda per un determinato periodo (in genere 2 anni), se non utilizzate convergono sul Conto di Sistema che finanzia i bandi di cui sopra.
Gli Enti Bilaterali sono 15 nazionali e 192 territoriali, regionali e provinciali. I 15 nazionali sono i seguenti: Ebinas, Ebincolf, Ebinrpof, Ebinter, Ebinvip, Ebipro, Ebit, Ebiterme, EBN, EBNAIP, EBNT, EBNINTER, Fondo Coasco, Fondo Colf, ONBSI. Operano offrendo servizi e prestazioni di sostegno al reddito, di formazione, i promozione delle attività, finanziano ricerche e forniscono pareri di conformità (ad es. sull’apprendistato). Sono finanziati con quote stabilite dai CCNL per metà a carico dei lavoratori, per metà a carico delle aziende.
Come avrete intuito leggendo sin qui, per le prime due categorie sono disponibili dati piuttosto precisi (perché obbligati dalla normativa e dalla pubblicazione dei bilanci on line); non sono praticamente disponibili per la consultazione i dati di adesione e i bilanci delle altre due categorie di enti bilaterali.
Alcune brevi considerazioni. Le quattro categorie di enti nazionali ed anche alcuni di quelli regionali e/o provinciali forniscono un ampia serie di servizi, purtroppo non è così per tutti, alcuni risultano essere solo “poltronifici”. Andrebbe attuata una politica di razionalizzazione nella gestione degli enti, per diminuire le spese ed aumentare i servizi. Sono stati firmati accordi di governance da tutte le parti sociali su statuti (che tutti debbono adottare) e trasparenza con obbligo di trasmettere i bilanci agli enti nazionali di riferimento. Negli scorsi anni, a seguito di indicazioni della COVIP per mancato raggiungimento della quota minima di iscritti, si è provveduto a chiuderne alcuni Fondi previdenziali ed a spostare iscritti e risorse in fondi di maggiore consistenza (l’ultima operazione in ordine di tempo ha visto il fondo pensione del NIDIL confluire dentro Fonte). Razionalizzare potrebbe anche dire emettere bandi di gara comuni a più fondi per garantire una massa critica maggiore, diminuire i fornitori, ed ottenere condizioni migliori di servizio a costi più bassi. Basta considerare le sole cifre riportate sopra. Alcune domande restano senza una risposta precisa: quanto del capitale raccolto della bilateralità “torna” alle parti sociali? In che forma ritorna? Come viene utilizzato ciò che “torna” alle parti sociali? Quanto pesa in termini di “potere” la presidenza di un Ente?
La riforma della bilateralità diventa un obiettivo che coniuga migliore tutela per i lavoratori e rispetto del loro salario indiretto e dell’uso che ne viene fatto in termini di efficacia e trasparenza. A questo si è impegnata la FILCAMS, in questa direzione va l’accordo sulla governance dell’ultimo contratto siglato con Confcommercio…


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