Appalti: due categorie una sola lotta! - di Giovanna Lozopone e Valentina Gullà

La crisi caratterizza questi anni in modo imprevisto, nella portata e nella durata, e sta modificando la struttura economica e sociale della nostra società nei suoi aspetti fondamentali. I cospicui tagli agli enti locali, Regioni, Comuni, ma anche in Sanità, da parte del governo, incidono prima di tutto sul cosiddetto lavoro “esterno”, il lavoro in appalto o comunque nell’ambito di processi articolati su filiere produttive complesse.
Nel pubblico si “esternalizzano” pezzi sempre più consistenti di servizi, perché il lavoro ha un costo più basso, ma anche perché con il continuo taglio dei costi del personale negli enti pubblici, l’unico modo per non chiudere i servizi è trasferirli a cooperative o aziende di servizi.

Nello stesso tempo il lavoro “esterno” è quello che sta pagando di più la crisi ed i primi in difficoltà sono i lavoratori più deboli, quelli che operano in servizi non “indispensabili”. Come gli appalti di mense e pulizie negli ospedali.

L’ospedale unico della Versilia e il San Luca di Lucca hanno subito tagli consistenti, con riduzioni di orario anche del 50% ed attuate in maniera disomogenea, indipendentemente da livelli e mansioni, con il criterio soggettivo ed unilaterale basato sull’unica volontà di salvaguardare il personale ritenuto “più attivo”.

La Filcams CGIL di Lucca si è scontrata con questo atteggiamento, legato alla scelta di procedere ai tagli, senza rispettare le richieste di incontro da parte delle organizzazioni sindacali. I tagli sono fittizi e forzati, si basano sulla differenza fra le ore non lavorate per assenze di vario genere e il lavoro supplementare richiesto, che secondo le aziende determinano esuberi di ore di lavoro. Ma dal nostro punto di vista, considerando che ogni addetto svolge fra le 3 e le 8 ore di lavoro supplementare a settimana e che di fatto non si riesce più a garantire un servizio adeguato, è chiaro che le considerazioni dell’azienda rispondono all’esigenza di ridimensionare i costi del personale come unica strada percorribile.

Gli appalti devono avere regole chiare a tutela dei trattamenti economici e contributivi dei lavoratori; bisogna intensificare azioni di contrasto delle pratiche di concorrenza sleale tra le imprese e per la tutela dell’occupazione. Affrontare questo tema, anche qui in Toscana per la Fp e per la Filcams di Lucca, vuol dire anche affrontare la legalità economica, il contrasto alle infiltrazioni malavitose, al lavoro nero e allo sfruttamento dei lavoratori, infiltrazioni che avvengono anche attraverso l’utilizzo di contratti firmati da organizzazioni sindacali di comodo.
E’ sempre più difficile per noi intervenire e riuscire a mantenere gli stessi contratti, lo stesso personale e la garanzia dei trattamenti dei lavoratori impiegati negli appalti privati e pubblici. Soprattutto nei cambi d’appalto dove deve essere garantita anche la continuità del rapporto di lavoro.
Filcams e Fp sono spesso contigue in questo lavoro. Unite nella difesa dei lavoratori e del lavoro in appalto, nel contrasto alle pratiche di concorrenza sleale tra le imprese, nella tutela dell’occupazione nei cambi di appalto. Storicamente le due categorie si sono ritrovate insieme perché spesso i lavoratori passano da una categoria all’altra per il cambiamento dei contratti di lavoro applicati. A Lucca le due categorie si coordinano con una gestione comune ed in molti casi con una vera e propria integrazione.

I nostri lavoratori, pubblici e privati, lavorano fianco a fianco, spesso svolgendo gli stessi compiti o comunque, compiti complementari. E’ importante non solo che i lavoratori interagiscano, ma che lo faccia anche chi li rappresenta.
La nostra esperienza è positiva e e deve proseguire più intensamente. Il rientro in massa del popolo degli appalti, alle dipendenze delle stazioni appaltanti, può essere oggetto di rivendicazione, ma coscienti che si tratterà di soluzioni che potranno interessare solo un’esigua parte del popolo degli appalti. Nella maggior parte dei casi, dovremo continuare a farci i conti. Sempre più gli appalti rappresenteranno un banco di prova della nostra capacità di immaginare e combattere per un mondo del lavoro dove i diritti e le tutele non si differenziano sulla base delle tipologie contrattuali.
La tutela dei lavoratori degli appalti deve tener conto di diversi fattori che riguardano la salvaguardia del posto di lavoro: le direttive europee e il loro recepimento nella legislazione italiana; l’intervento del Job’s Act; la contrattazione collettiva.

Il filo conduttore è quello sulla clausola sociale, rispetto alla quale nei giorni scorsi si è fatto un importante passo avanti con l’approvazione del ddl Appalti; oltre agli interventi sulla trasparenza delle procedure di gara e lo snellimento delle stesse, nei decreti legislativi che il Governo adotterà entro il 18 aprile dovrà essere introdotta la clausola sociale di riassorbimento occupazionale, grazie alla quale si garantirà la continuità del rapporto di lavoro nel caso in cui subentri una nuova impresa. Il mancato rinnovo dei contratti nel pulimento, della ristorazione, nei servizi aggiuntivi alla persona e la normativa post Job’s Act, che nel cambio di appalto prevede l’assunzione a tutele crescenti, rappresentano ostacoli sul cammino della clausola sociale.

La grande sollecitazione che offre oggi la CGIL con la Carta dei diritti universali del lavoro potrebbe rispondere in maniera complessiva a molte delle criticità legate al cambio di appalto, perché dispone una serie di interventi sulla tutela del lavoratore negli appalti, legati anche alla centralità restituita alla contrattazione collettiva.

L’obiettivo di ricomporre il quadro normativo e di ricomprendere tutte le tipologie di lavoratrici e lavoratori è senz’altro di grande ambizione. Sarà fondamentale farla comprendere agli iscritti così come a tutti i cittadini perché da idea diventi realtà. Se non non si prova seriamente a cambiare il corso delle cose nel mercato del lavoro, la perdita di diritti e tutele sarebbe inarrestabile.


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