"La dignità non me la toglie nessuno!" - - A cura di Reds

La parola a Carmelo Cocuzza, lavoratore licenziato e reintegrato dalla giustizia nel Navy Exchange di Sigonella

“Oggi ho cinquant’anni. Nel lontano agosto 2000, dopo 13 anni di più che lodevole servizio, sono stato licenziato ingiustamente - come ha riconosciuto la Giustizia italiana con tre gradi di giudizio! - dal mio posto di lavoro presso il Navy Exchange di Sigonella. Era il 21 agosto. Ero appena rientrato dalle ferie e mi sono ritrovato nell’arco di un mese in mezzo a una strada. Con me fu licenziata una collega americana. Che poi è stata riassunta. Lei. Io no. Nonostante che nel 2004 una prima sentenza e nel 2007 una seconda sentenza di appello avessero imposto la reintegra. Come è stato nel 2014 con l’ultima definitiva sentenza della Cassazione”, ci dice Carmelo Cocuzza con la voce rotta dalla emozione.

“E’ difficile in Sicilia trovare lavoro, ed essere assunto nella base era per me una sicurezza e anche motivo di soddisfazione. Nel processo è emerso chiaramente che tutte le note di lavoro su di me erano positive e che i miei ‘superiori’ avevano un ottimo giudizio sulla mia disponibilità e diligenza sul lavoro”. Così sintetizza la sua esperienza di lavoro durata 13 anni.

“Il mondo mi è cascato tra capo e collo. Avevo appena contratto un mutuo. Mi trovai di colpo pieno di debiti, senza lavoro e con una battaglia legale che volevo fare perché avevo subito un’ingiustizia. Molti mi sconsigliarono perché avrei affrontato un gigante, il governo degli Stati Uniti d’America. E i sindacati riconosciuti nella base (Fisascat e Uiltucs, ndr) mi lasciarono solo. E la solitudine pesa. Per questo sono grato alla CGIL che quando ha conosciuto il mio caso, attraverso alcuni colleghi di Sigonella che alla CGIL hanno aderito, mi ha subito appoggiato senza chiedere nulla”.

A che punto sei, chiediamo, ora che è fuori di ogni dubbio che avevi ed hai ragione?
“Gli americani sono un muro di gomma. Ignorano la sentenza definitiva contro cui non possono ricorrere e non fanno niente. Sono stati condannati a pagarmi gli arretrati dal momento del licenziamento e devono versare i contributi previdenziali all’INPS. Sono tre volte che mi presento davanti ai cancelli con l’ufficiale giudiziario e i carabinieri per eseguire il pignoramento risarcitorio, ma con una scusa o con l’altra il pignoramento viene sospeso”.

La vicenda mette in imbarazzo le autorità italiane. Abbiamo l’impressione che a parte la Magistratura, l’Ufficiale giudiziario incaricato e i militi che devono accompagnarlo, per le autorità italiane questa sia una patata bollente che preferirebbero non maneggiare. Capiamo bene. Il governo degli Stati uniti viola apertamente, non riconoscendo la Filcams-CGIL, la stessa legge 300 e anche la Filcams-CGIL è impegnata in una battaglia per la libertà di scelta associativa dei lavoratori italiani delle basi USA in Italia…

“Alle volte mi viene da piangere – ci dice Carmelo - Anche un uomo ne ha diritto. Ma è più la rabbia che lo scoramento. La mia è una battaglia giusta che farò fino in fondo. Devo rendere i soldi a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di aspettare che il Tribunale mi desse ragione, devo avere i contributi per la mia pensione, devo riavere il mio posto di lavoro, devo riavere la mia dignità che mi è stata rubata. Anzi, che mi volevano rubare, perché la dignità a Carmelo Cocuzza non la toglie nessuno!”.


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