SOS autonomie territoriali - di Riccardo Chiari

C’è chi, come Libertà e Giustizia, con i dati alla mano la mette giù dura: “Noi crediamo che l’italicum e la revisione costituzionale mettano sul tavolo della democrazia italiana una pistola carica. E non importa chi la potrebbe usare: quella pistola va disarmata e subito gettata via, senza tentennamenti e tentazioni” E c’è chi, come il costituzionalista Ugo De Siervo, a lungo considerato un simpatizzante di Matteo Renzi, segnala puntualmente alcuni fatti. Prima di tutto che la riforma costituzionale è stata approvata dal Parlamento senza la maggioranza qualificata dei due terzi, che in casi del genere sarebbe obbligatoria, vista l’importanza della Carta fondamentale della Repubblica, approvata all’epoca da Dc, Pri, Pli, Psi, Partito d’Azione e Pci. A seguire che la riforma, “a esaminarla davvero, faccia emergere perfino gravi rischi di un complessivo peggioramento della nostra democrazia”. Fra le tante, De Siervo guarda anche “alla profonda riforma dell’attuale ordinamento del nostro regionalismo”. E osserva: “Quanto alle Regioni ad autonomia ordinaria, la loro autonomia legislativa, amministrativa e finanziaria viene drasticamente ridotta in ambiti assai limitati e comunque incerti: con la scusa della necessità di porre rimedio ad errori ed esagerazioni della riforma del 2001, si opera in realtà una generale drastica modificazione riduttiva dei poteri regionali che mette in forse le stesse originarie scelte della Costituente, e riduce le Regioni a poco più di grandi Province”. Tutto questo, conclude il costituzionalista, equivale a un ritorno indietro, all’accrescimento dei poteri e della consistenza delle amministrazioni ministeriali. Ed espone pure a rischi alcuni diritti sociali (all’assistenza, alla sanità, alla cultura) finora realizzati tramite le amministrazioni locali. “Tutto ciò - chiude De Siervo - escludendo da ogni analoga disciplina le cinque Regioni speciali, che anzi appaiono accresciute di poteri, malgrado siano state sempre molto criticate. Ma allora davvero perde di ogni razionalità il nostro regionalismo, e si introducono pericolosi fattori di polemica fra le popolazioni”.


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