La campagna "Fight for $ 15" chiede un nuovo modello sindacale? - di Peter Olney

Una riflessione utile anche per la discussione sulla contrattazione di sito e di filiera e sul rapporto tra distribuzione e logistica

 

Nessuno può accusare il movimento di “Lotta per 15 dollari e per un sindacato” di mancare di prospettive e di ambizione.

Il settore che è stato oggetto della campagna, la ristorazione veloce (fast food), ha avuto un fatturato di 200 miliardi di dollari nel 2015 e ha impiegato oltre 4 milioni di lavoratori negli Stati Uniti. McDonald’s, il marchio più importante è il datore di lavoro di 1,5 milioni di lavoratori in 120 paesi e ne impiega oltre 420.000 solo gli Stati Uniti.

La campagna è iniziata nel 2012 a New York con scioperi e proteste incentrate su McDonald’s.

Fin dall’inizio la campagna è stata organizzata e finanziata dal “Service Employees International Union” (SEIU), un sindacato che organizza 2 milioni e 200.000 lavoratori negli Stati uniti, in Portorico e in Canada, una delle più grandi organizzazioni del lavoro dell’America che rappresenta lavoratori dei servizi nel settore dell’edilizia, dell’assistenza sanitaria e del settore pubblico. L’obiettivo della campagna è stato quello di aumentare i salari dei lavoratori del settore per una paga minima di 15 dollari all’ora e una sindacalizzazione o una nuova forma di organizzazione.

Nel 2016, il numero di scioperi e proteste si è ridotto a 340. La partecipazione degli addetti ai fast food è diminuita, mentre le azioni sono state pensate più per catturare l’attenzione dei media piuttosto che per infliggere danni economici. Tuttavia, il loro impatto non può essere negato: quattordici città e Stati hanno approvato nuove leggi sui salari minimi di 15 dollari e il movimento ha portato il dibattito sul salario minimo all’interno del Partito Democratico.

Il senatore Bernie Sanders, il socialista dello stato del Vermont, ha fatto del salario salario minimo di 15 dollari un pezzo centrale della sua piattaforma, mentre il suo avversario alle primarie Hillary Clinton sosteneva soltanto 13 dollari all’ora. Ma la Conferenza Democratica nel luglio 2016 ha adottato una piattaforma con un salario minimo di 15 dollari. Tuttavia, le politiche SEIU e le vittorie legislative non si sono tradotte in nuovi membri o nell’organizzazione autosufficiente.

La legge del lavoro statunitense non riconosce con forza la responsabilità del datore di lavoro “de facto” (ad esempio McDonald’s) per avviare negoziati di lavoro, ma giudica invece la responsabilità dei piccoli proprietari in franchising che sono i proprietari “de jure” dei singoli punti vendita.

Mentre era Presidente Obama, sono state prese decisioni favorevoli di fronte al NLRB, il“National Labour Relations Board” (un collegio arbitrale federale di nomina presidenziale istituito nel 1934, ndt) in merito alla responsabilità di McDonald’s nei confronti dei lavoratori delle aziende in franchising, ma questo orientamento favorevole è difficile che continui in un NLRB con nomine decise da Trump.

Il SEIU ha speso oltre 16 milioni di dollari all’anno per sostenere la campagna di lotta per il 15 dollari, per un totale di circa 300 milioni di dollari. Senza nuove iscrizioni e con la prospettiva di un’erosione di cifre più importanti, è immaginabile che il SEIU possa continuare a sostenere la campagna?

Nel 2017, usando come riferimento l’ultima settimana di settembre compresa, sono stati solo 33 scioperi e proteste. Ma il SEIU ha annunciato una nuova iniziativa “Forty for 15 dollari”, invitando i lavoratori della ristorazione veloce e i loro alleati a dedicare 40 ore per sostenere campagne politiche nei principali Stati in cui si sta svolgendo lo scontro più acuto.

Il SEIU e i suoi alleati nella lotta per i 15 dollari cercheranno di sconfiggere i governatori repubblicani che sono sfavorevoli alle questioni del lavoro e che, naturalmente, si oppongono a al riconoscimento del salario di 15 dollari. La Festa del Lavoro (negli Stati Uniti si celebra il primo lunedì di settembre e non il 1° maggio ndt) ha visto marce in stati chiave della battaglia come Iowa, Wisconsin, Ohio, Florida e Michigan; tutti Stati che nei quali Trump ha vinto nelle presidenziali 2016.

Questo perno politico illustra la sofisticazione della strategia elettorale del SEIU.

Il SEIU si è impegnato notevolmente, mettendo enormi risorse dietro i lavoratori dei fast food in modo da poter fare pressione sui loro datori di lavoro per salari più elevati. Ma nonostante l’impatto a breve termine e il successo delle politiche più ampie, la campagna non ha ancora costruito una organizzazione sostenibile dei lavoratori del settore. Chiaramente il costo elevato (dei servizi, della assistenza, del numero di operatori sindacali necessari, ndt) e il numero enorme di siti di lavoro in franchising sparsi sul territorio nazionale rendono estremamente difficile mantenere un’organizzazione permanente di lavoratori.

La chiave per assicurare il potere contrattuale dei lavoratori in questo settore (come in altri settori di vendita al dettaglio) sta nel costruire un peso strategico superiore nella catena di approvvigionamento. Anche se l’organizzazione è molto meno glamour, i lavoratori dei magazzini di proprietà e di terzi e società di autotrasporti che forniscono le merci ai punti vendita sono in una posizione strategica molto migliore per organizzarsi. A loro volta, questi “pinch points” (snodi) della catena di fornitura sono quelli nei quali i lavoratori chiave, una volta organizzati, possono esercitare una leva decisiva per l’organizzazione e la lotta dei lavoratori del settore della ristorazione veloce (e della distribuzione al dettaglio in generale, ndr).


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