La catena di montaggio della 4.0 factory - di Fiorenzo Molinari

Il magazzino Amazon di Castel san Giovanni e i suoi 4000 addetti, tra supersfruttamento, precarietà e voglia di lottare

A Castel San Giovanni a Piacenza sono giorni di grande fermento, si mescolano insieme emozioni e preoccupazioni per quello che sarà il futuro di una vertenza che dietro al simbolismo della riscossa delle lotte sindacali vede l’urgente necessità di dare risposte concrete alle esigenze di tanti lavoratori, spesso giovani, che chiedono di migliorare le condizioni di lavoro.
Nella sede italiana del colosso on line di Jeff Bezos lavorano in questo momento circa 4000 addetti suddivisi tra “blu badge” (1600 lavoratori circa a tempo indeterminato) e nella restante parte “green badge” (oltre duemila lavoratori somministrati) che sfornano circa 400 mila pacchi al giorno da consegnare in pochi giorni a volte in meno di 24 ore.

Tutto questo chiaramente ha un prezzo che pagano i lavoratori. Il lavoro è ripetitivo come in una catena di montaggio. Le patologie al tunnel carpale, al collo o alla schiena non si contano. Quando si tratta di stilare il foglio che registra il malessere, raccontano i delegati sindacali, i manager fanno pressione perché non si scriva che è correlato al lavoro. E proprio il tema della salute è uno dei più invocati da parte dei lavoratori.

Nell’innovativo “mobile marketing” di cui Amazon è colosso indiscusso, le problematiche tornano ad essere quelle delle fabbriche degli anni cinquanta: almeno 20 chilometri al giorno, non c’è pausa per il caffè, per andare in bagno si deve chiedere al caporeparto e la pausa pranzo è di mezz’ora ma si conta da quando si lascia il reparto e tra andare e tornare dal posto più lontano se ne vanno 8 minuti. In aggiunta a questo il lavoro è costantemente monitorato al punto tale che la maggior parte dei richiami avviene in riferimento al mancato rispetto tempi di lavoro, particolarmente intensi soprattutto nei periodi di picco.

A confermare la gravosità delle condizioni di lavoro e di ritmi insostenibili è la pratica delle incentivazioni all’esodo “The offer” come la chiama il colosso dell’e-commerce, per la quale dopo pochi anni di servizio Amazon offre 5000 euro ai lavoratori per andarsene e purtroppo aumentano i casi di lavoratori che a furia di subire vessazioni e umiliazioni a un certo punto perdono la testa e mandano tutto al diavolo. La pratica dell’esodo volontario è così tanto diffusa da determinare un tempo medio massimo di permanenza al lavoro pari a 3 anni come ha confermato in una trasmissione televisiva il direttore dello stabilimento.

Eppure qualcosa sta cambiando. La Filcams CGIL assieme agli altri sindacati di settore è entrata nello stabilimento piacentino ed ha iniziato un dialogo con la direzione aziendale per un contratto integrativo e l’azienda per la prima volta si è seduta al tavolo delle trattative. La mancanza però di risposte concrete alle legittime richieste dei lavoratori ha determinato lo sciopero del 24 novembre nella giornata del cosiddetto “Black Friday”; uno sciopero legittimo che ha determinato tra il personale a tempo indeterminato un’adesione inaspettata che ha raggiunto punte del 50% di adesioni. Un grande risultato se si pensa che si tratta del primo sciopero in Amazon e che parte di questo personale, pur essendo a tempo indeterminato, è assunto senza la tutela reale dell’art.18.

Ci aspettiamo e rivendichiamo che l’Azienda si sieda al più presto al tavolo di confronto per determinare fin da subito soluzioni che possano dare risposte alle legittime richieste dei lavoratori e delle lavoratrici su temi quali orari, salute e sicurezza e premialità. Dopo lo sciopero del novembre, sono arrivati tanti attestati di solidarietà a questi lavoratori per il coraggio e la determinazione dimostrata. Avremo bisogno che questo clima e questa vicinanza restino accesi sapendo che sarà un percorso nuovo in un settore, quello dell’e-commerce, che determina per il sindacato nuove sfide tutte da esplorare che partono da un presupposto, ovvero che il nostro obiettivo è migliorare le condizioni di lavoro tramite la contrattazione e su questo di certo non lasceremo soli i tanti giovani che ci stanno dando fiducia. Avanti!

Lo stesso articolo è stato pubblicato  in anteprima su “sinistra sindacale n. 21 del 2017 ]


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