Quelli che combattono la tempesta nel post fordismo - di Leopoldo Tartaglia

“Con parole loro”: Frida Nacinovich dà voce ai lavoratori e alla loro condizione attuale

èun lungo viaggio nel mondo del lavoro quello di Frida Nacinovich. Un viaggio cominciato nel 2012 - quando Frida, giornalista professionista, collaboratrice de “il manifesto” e, ancor più a lungo, della “Liberazione” di Sandro Curzi, ha realizzato e diretto il settimanale telematico “l’officina del lavoro”, promosso da Lavoro Società CGIL - e che continua ancor oggi, pubblicando i suoi colloqui-intervista nella rubrica “Officina del lavoro” del periodico ‘Sinistra Sindacale’.

Un viaggio – per sua precisa volontà – per dare voce alle donne e agli uomini che costituiscono il nerbo del sindacato e della CGIL nei posti di lavoro. Quelle delegate e delegati – Rsa, Rsu, Rls – di piccole e medie aziende, del lavoro pubblico, del commercio come dell’industria, dei campi come delle banche, italiani e migranti, stabili e (sempre più) precari – che raccontano storie tanto diverse – da un capo all’altro della penisola e nelle isole maggiori, ma sono indissolubilmente legati da alcuni fili comuni.

L’amore per il lavoro, pur nei tempi della grande crisi e nelle difficoltà economiche e personali; l’orgoglio di essere soggetto fondamentale della società, del paese, dell’azienda stessa, avendo chiaro al contempo di essere e rappresentare una “parte”; il senso di appartenenza al sindacato e alla Cgil – nelle sue varie categorie – che si può anche criticare ma della quale si ha forte la condivisione dei valori fondanti e della militanza al servizio dei lavoratori.

Un centinaio di questi racconti, in presa diretta verrebbe da dire, sono ora raccolti nel bel volume “Con parole loro. L’amore per il lavoro nella tempesta del postfordismo”, Ediesse.

Frida Nacinovich non solo ha parlato con ciascuno di loro, nel corso dei cinque anni “coperti” dalle storie operaie qui raccolte, anni brevemente descritti nelle loro essenziali vicende sociali e politiche in apertura di ciascun blocco di interviste. Ma, da impeccabile professionista e, allo stesso tempo, testimone curiosa ed empatica della condizione di lavoratrici e lavoratori, ne restituisce, per ciascuno, un racconto vivo, preciso, caldo, “militante”. Dando voce a ciascuna delegata e ciascun delegato nel raccontare la propria storia lavorativa personale, come storia corale, nell’ambito di una vertenza, di una crisi, di una lotta.

Senza la minima pretesa di esaustività, la raccolta di cento storie sindacali costituisce, tuttavia, uno spaccato probabilmente ineguagliato degli anni della “seconda punta” della crisi. Anni per buona parte contrassegnati – nella scena politica e mediatica mainstream – dalla narrazione (soprattutto renziana, ma non solo) di un’Italia che era “ripartita”, che “cresceva”. Mentre il corpo vivo della società, a partire da una classe lavoratrice impoverita e attaccata nei suoi diritti fondamentali, faticava sempre più per mantenere il posto di lavoro o arrivare alla fine del mese.

Un libro, quello di Frida Nacinovich, che andrebbe letto dalla classe politica vecchia e “nuova”, ma anche da tanti sindacalisti che, certo, hanno un rapporto quotidiano con i lavoratori e le situazioni di crisi e di resistenza, ma rischiano a volte di smarrire molti dei caratteri che le storie raccontate con “parole loro” fanno emergere. Un quadro in bianco e nero, fatto forse più di ombre che di luci. Ma dal quale emergono con forza grande dignità, senso del collettivo e dell’attaccamento all’organizzazione, impegno quotidiano e volontà di lotta e resistenza, “ottimismo della volontà”.

La base materiale e ideale della tenuta sociale della CGIL, ma, a ben guardare, della stessa tenuta democratica del nostro paese.
In “Con parole loro”, la capacità dell’autrice di narrare le storie incontra le parole dei protagonisti e racconta una CGIL e un mondo del lavoro ignorato dai più. Il racconto di una classe lavoratrice profondamente diversificata come formazione culturale e professionale, per condizioni di lavoro, per salari, per prospettive, ma unita dalla comuna aspirazione ad essere “classe”, a partire dalla valorizzazione del lavoro.

Non a caso, Sergio Cofferati, nel presentare il libro, ha scritto: “il protagonista principale come vedrete è il lavoro”, mentre Curzio Maltese, nella prefazione, definisce quella di Frida “un’inchiesta” sulla condizione del lavoro.

Frida Nacinovich
Con parole loro. L’amore per il lavoro nella tempesta del postfordismo
Ediesse, pag. 260, € 15,00


L’autrice

Divenuta giornalista professionista nel 2000, nella sua attività professionale – è giornalista parlamentare – Frida Nacinovich ha raccontato dal 1998 la vita politica italiana. Dopo la chiusura di Liberazione ha continuato a farlo, tra l’altro, come notista politica di Reds, la testata di Lavoro Società dei compagni della Filcams Cgil. Nella sua intensa attività ha intervistato quasi tutti i protagonisti della vita politica italiana di destra e di sinistra; ha seguito le campagne referendarie; è stata inviata al G8 di Genova e al G8 dell’Aquila subito dopo il tragico terremoto abruzzese dell’aprile 2009. Ha collaborato con la Rai e con Sky tg24.

Nel 2000 ha partecipato come coautrice alla miscellanea “Ditelo a Sparta”, sulla guerra nei Balcani. Nel 2012, insieme ad Andrea Montagni, ha partecipato alla stesura di “Una finestra al quarto piano” di Franco Garufi (Ediesse), un testo sulla Cgil e il Mezzogiorno, e nel 2014 ha scritto, ancora con Montagni, “Le cinque bandiere: (1967-2013)”, un testo autobiografico sulla militanza di un sessantottino/settantasettino, prestato al sindacato.



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