Multiservizi: una firma contro i contratti pirata? - di Massimo Cuomo

Un accordo difficile da raggiungere, per l’arroganza delle controparti

“Ci chiamano lavoratori invisibili ma se non lavorassimo vi assicuro che i disagi per tanti sarebbero molto visibili...”. Così si è espresso un delegato che si occupa di pulimento in un ospedale intervenendo all’attivo nazionale dei delegati dei multiservizi.

Sei anni senza contratto, senza alcun aumento contrattuale con la conseguente grave perdita del potere salariale per migliaia di lavoratori, in un settore dove gli stipendi sono già notoriamente poveri.

E non è solo la parte economica. Ormai è già da qualche anno che le aziende utilizzano i cambi di appalto per tagliare le ore contrattuali alle lavoratrici e ai lavoratori (spingendosi anche sotto il minimo contrattuale) spesso senza una reale motivazione, il tutto con la contraddizione di dover poi “comandare” molteplici ore di lavoro supplementare per esigenze organizzative.

Ma questo è solo un breve spaccato di un settore che presenta molteplici complessità.

Complessa è anche la contrattazione in corso per il rinnovo del contratto, dove da una parte le organizzazioni sindacali tentano di riconquistare il potere salariale e di potenziare la parte normativa, mentre dall’altra è evidente l’indisponibilità a recepire buona parte delle richieste sindacali e a riconoscere una quota salariale per il vuoto contrattuale per questi lunghi sei anni.

Ma il tema della controparte messo sul tavolo delle trattative, che mantiene una condizione di blocco, è la richiesta di regolamentare la malattia. Una precondizione dei padroni per arrivare a una firma sull’accordo. Per le parti datoriali va frenato l’alto indice di assenza per le malattie brevi (carenza), a nostro parere il problema è molto più ampio ed è legato alle condizioni lavorative non sempre adeguate, specie sul versante della salute e sicurezza, ai carichi di lavoro e alla mancanza di formazione preventiva.

Anche se con molta responsabilità ci si volesse confrontare sul tema della malattia, in un’ottica di equilibrio complessivo sarebbe fondamentale migliorare la parte normativa, ad esempio rafforzando la penalizzazione in caso di ritardo nei pagamenti degli stipendi. Ormai anche ricevere lo stipendio puntuale a fine mese è diventata quasi “un’utopia” e l’arroganza di diverse società nel pagare sempre in ritardo mette difatti in serie difficoltà le lavoratrici e i lavoratori nel rispettare le proprie scadenze economiche.

L’equiparazione dell’integrazione dell’indennità di maternità tra operai e impiegati è un altro punto da sistemare, cosi come l’introduzione di meccanismi di consolidamento delle ore fatte in supplementare per ovviare alle carenze strutturali di organico.

Nonostante le molteplici complicazioni, l’auspicio è quello di giungere ad una firma su un accordo equilibrato che non si fondi soltanto su uno scambio salario-malattia, ma che dia una risposta positiva, in termini di diritti normativi, alle lavoratrici e ai lavoratori di questo particolare settore. Va anche evidenziato a riguardo il percorso saldo e unitario fino ad ora fatto con Fisascat-Cisl e Uiltrasporti.

Giungere a una firma sarebbe importante anche per arginare i “contratti pirata”, i quali nel frattempo si sono radicati in diverse realtà con una grave regressione dei diritti dei lavoratori.

Ormai è noto a tutti che la bassa esigibilità della contrattazione collettiva e il basso allineamento tra salari e produttività sono da sempre indicate tra le principali disfunzioni del nostro sistema lavorativo, da cui nascono storture come la contrattazione parallela “a perdere”.


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