“Dare seguito al seminario di Rimini, proseguire nel percorso per una nuova sinistra sindacale” - di Federico Antonelli

La riunione della sinistra sindacale della FILCAMS-CGIL: la relazione introduttiva di Federico Antonelli (1)

Vorrei iniziare la nostra riunione con un pensiero affettuoso per un compagno che in questi giorni versa in drammatiche condizioni di salute. Il compagno [nominativo omesso per rispetto del diritto alla riservatezza] è ricoverato presso l’ospedale della sua città ed una nostra compagna è assente per essere accanto a lui e alla sua famiglia in questo momento difficile. E’ importante mandare un pensiero affettuoso al compagno e a tutta la FILCAMS del suo territorio e della sua Regione.

In questi giorni in Spagna si è insediato un governo costituito dall’alleanza tra il PSOE e Unidas Podemos, un governo progressista che può dare una speranza e una prospettiva diversa per la sinistra in Europa. In un quadro di lettura delle dinamiche internazionali, dopo molti anni in cui le forze di centrosinistra hanno progressivamente abbandonato la propria rappresentanza laburista abbracciando logiche neoliberiste che hanno condotto alla situazione attuale, in cui le forze sovraniste di destra si sono impossessate del consenso popolare, la situazione spagnola può essere un episodio di indubbio interesse e ottimismo. Certo non basta a definire un cambiamento di rotta (riflettiamo su cosa è accaduto in Gran Bretagna poche settimane fa) ma in questa Europa questa novità credo debba essere sostenuta e osservata con attenzione.

Non c’è libertà se non si arriva a fine mese, senza educazione e sanità pubblica che garantisca i diritti a tutto il mondo indipendentemente dal quartiere in cui si è nati.

Queste le parole pronunciate in Parlamento da Pablo Iglesias di Unidas Podemos.

Queste parole suonano semplici e intense, come semplice e intensa dovrebbe essere la nostra azione e il nostro modo di agire.

Durante il seminario di Rimini di ottobre 2019 questa è stata la natura delle richieste e delle esigenze dei delegati. Poter contare su una forza sindacale (a me sembra molto spesso anche politica) che sappia coniugare il linguaggio sindacale e politico in pratiche coerenti, comprensibili e trasparenti come queste parole fanno intuire.

La riunione odierna è stata voluta da me ed Andrea con due obiettivi primari:

  • dare seguito e continuità al seminario di Rimini e al lavoro di collegamento fatto in questi anni con i delegati e le strutture che a noi rivolgono uno sguardo interessato; 
  • proseguire nel percorso intrapreso di costruzione della nuova sinistra sindacale, offrendo il contributo che come categoria siamo stati e saremo capaci di offrire. Preparando la nostra presenza che dovrà e potrà essere numerosa e qualificata.

In questi giorni nuovi venti di guerra si stanno levando minacciosi sul mondo. Ciò che sta accadendo in Medio Oriente preoccupa e angoscia. L’azione americana sembra oggi più arrogante di sempre. Non che sia una novità ma pensare a un atto di aggressione simile all’Iran, paese con cui si erano aperti importanti spiragli diplomatici con gli accordi siglati da Obama e che la nuova amministrazione USA ha voluto mettere in discussione, contro il parere della comunità internazionale, appare sbagliato e irresponsabile.

Quando noi rivendichiamo la nostra fedeltà ideale alla Carta Costituzionale facciamo riferimento tra l’altro al ripudio della guerra che ne costituisce uno dei capisaldi. Da sempre il movimento operaio è stato contrario alla guerra, da sempre si è schierato contro le guerre di aggressione. L’adesione al movimento contrario alla guerra è fondamentale in questo nostro iter.

Nei giorni scorsi su questo tema, i compagni Botti e Brotini avevano espresso a nome di tutti noi di Lavoro Società per una CGIL unita e plurale, la nostra posizione col documento “opponiamoci alle azioni di guerra. Vogliamo la pace!”.

E’ in questi momenti che si deve parlare senza indugio ne tentennamento, anche a costo di sfidare l’dea egemone creata ad arte e far sentire la propria voce con forza e tempestività.

Il tema della pace è per noi importante tanto quanto il tema della memoria storica. Nei mesi scorsi il parlamento europeo votò una risoluzione che sostanzialmente parificava le responsabilità storiche sulle cause della seconda guerra mondiale tra la Germania fascista e l’Unione sovietica ed equiparando fascismo e comunismo, con una ricostruzione della storia del Novecento che non può essere accetta perché falsa e revisionista. Quella risoluzione rispondeva a una idea politica precisa e l’uso così strumentale della storia, distorcente una realtà diversa, non poteva essere accettata. Anche la conservazione della memoria storica, del ruolo che le forze comuniste e socialiste ebbero nel liberare l’Europa, l’Asia, la stessa Italia dal giogo nazifascista è parte non procrastinabile del nostro pensare e agire. Senza tentennamenti, senza cadere in tentazioni di rilettura della storia che cancellano un passato di cui dobbiamo essere soltanto orgogliosi depositari.


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