Discutere con i lavoratori non “si può”, si deve! - di Federico Antonelli

Durante la pandemia, anche ai cittadini più disattenti, è apparsa chiara l’importanza delle scelte operate dalla politica, con riferimento soprattutto agli effetti prodotti sulle condizioni materiali dei lavoratori e delle lavoratrici e sul contesto sociale in generale.

Si è prodotto un coinvolgimento collettivo sugli indirizzi che il governo ha di volta in volta preso. Il bisogno di tutela sociale di fronte a una fragilità che si credeva superata ha imposto un ritmo serrato alle scelte politiche. I cittadini e le cittadine sono stati coinvolti da un ragionamento collettivo, in cui mancavano le giuste chiavi di lettura e i riferimenti ideologici solidi sui quali basare la propria opinione.

Quando poi il dibattito, e le scelte politiche conseguenti, hanno riguardato anche le prospettive future e la ripresa dopo la grande crisi, la mancanza di solide basi interpretative si è avvertita con chiarezza.

In passato le organizzazioni sindacali affrontavano campagne assembleari sui temi generali, quali per esempio la legge finanziaria o le politiche previdenziali: oggi questa esperienza non viene più praticata. La discussione con i lavoratori, il confronto anche acceso su come il sindacato affrontava queste questioni erano centrali dell’iniziativa sindacale: si realizzava un percorso, anche pedagogico, in cui il sindacato confederale trasmetteva ed articolava la propria posizione, discuteva e socializzava analisi e prospettive. E i lavoratori partecipavano attivamente a queste assemblee.

Nell’ambito della prossima assemblea di organizzazione sarà importante riprendere e rilanciare quella storia e quella prassi, uscendo dalla retorica del disinteresse dei lavoratori alla politica: perché sta a noi, all’organizzazione sindacale confederale, accendere e stimolare la discussione, offrendo una chiave di orientamento e accettandone la messa in discussione.