GKN Campi Bisenzio (firenze), una lotta che parla per tutte e tutti - di Giovanni Vangi

La GKN produce semiassi per le auto. Una volta era FIAT, poi fu esternalizzata. Una fabbrica in cui la produzione tira senza nessuna avvisaglia di crisi all’orizzonte. In GKN sono impiegati 422 lavoratori diretti, più gli addetti alla mensa della Hoster Food, del pulimento (Easy Group, fallimento in corso) e del servizio di portierato, prontamente sostituito appena è scoppiato il caos con la vigilanza armata di Securitalia.

Verso le 11 mi arriva una telefonata: mi dicono che la GKN chiude. Poche parole. Era tutto quello che si sapeva in quel momento. Non c’erano altri dettagli. Non riuscivo a crederci. Ho preso la macchina e sono corso lì.

L’azienda aveva schierato, se vogliamo chiamarlo con gergo tecnico, delle guardie private; degli energumeni potenzialmente pronti ad agire contro i lavoratori, se vogliamo dirla per come l’abbiamo vista. Avrebbero voluto evitare che i lavoratori tornassero nel loro posto di lavoro.

Ma i lavoratori erano determinati ad entrare, non si sarebbero fermati, ho temuto per la loro incolumità. Solo grazie all’intervento dei compagni della CGIL, del Sindaco di Campi e del Comandante della Caserma dei Carabinieri sono state allontanate le guardie e i lavoratori sono potuti rientrare nella loro fabbrica, a casa loro, nel loro posto naturale.

Hanno subito proclamato assemblea permanente e presidio ad oltranza. La GKN è stata occupata.

Intorno a me vedevo tante facce conosciute. Il clima appariva surreale. I lavoratori vagavano negli spazi della fabbrica ma non si raccapezzavano. Attoniti. Ma si respirava dignità. Una gran dignità.

Non avrei voluto essere in nessun altro posto. Siamo dalla parte giusta, sempre dalla parte giusta. È necessario per me rimanere lì accanto a loro. Necessario come sindacalista, come lavoratore, come uomo, come compagno. Solidarietà, massima solidarietà. Era, è e sarà necessaria la presenza di tutti. È la lotta di una fabbrica ma non solo. È la lotta di tutta la CGIL, è la lotta di Campi. È la lotta della piana fiorentina. È la lotta di Firenze, della Toscana dell’Italia tutta contro le multinazionali e contro i fondi di investimento che speculano nel nostro paese. Si appropriano delle nostre eccellenze, delle capacità e della professionalità dei lavoratori, prendono i finanziamenti dello Stato, delle Regioni, prosciugano tutto e, come se nulla fosse, se ne vanno. O meglio se ne vorrebbero andare. Non glielo permetteremo.

In questi giorni ho passato molte ore con i compagni della GKN. Mi sono emozionato di fronte alle loro parole e alla loro determinazione. Questa è casa nostra, dicono e ripetono tutti. Ed è proprio questa l’aria che si respira. Nel dramma si respira determinazione, rabbia ma anche e soprattutto accoglienza, inclusione.

Hanno sempre portato ovunque ci sia stata una crisi la loro solidarietà e, ora che sono loro ad aver bisogno di sostegno, dobbiamo stare tutti con loro. Senza se e senza ma.

Ci sono 422 lavoratori, si legge sui giornali. Non è vero. Sono molti di più. Ce ne sono circa altri 30 fra pulizie, mense, vigilanza più tutti quelli della logistica e dell’indotto che non so bene quantificare: molte centinaia, forse mille, forse più lavoratori. Molte centinaia, forse mille forse più famiglie. Con i loro progetti di vita, i loro sogni, le loro preoccupazioni legate a quel lavoro. A quello stipendio. I lavoratori in appalto non vengono mai menzionati dai giornali. Ma saranno licenziati anche loro e con meno tutele. Con i loro sogni, i loro progetti, le loro preoccupazioni. Nel dramma sanno però di poter contare sulla CGIL ma anche su una Rsu e su dei compagni che non lasceranno indietro nessuno. Non lo hanno mai fatto. Non lo faranno nemmeno questa volta. Di questo sono certo.

“Non vogliamo passerelle ma impegni concreti”, hanno scandito bene queste parole durante le assemblee dei giorni scorsi. Hanno ragione: è necessario l’aiuto e il sostegno di tutti ma non possiamo permettere che questa vertenza e questi lavoratori siano strumentalizzati. Non era un’azienda in crisi. All’interno ci sono macchinari nuovi, pronti per essere installati. I lavoratori sono usciti da lavoro alle 6 di venerdì mattina, solo pochi giorni prima discutevano della programmazione delle ferie.

Da un minuto all’altro è arrivata la email alla RSU: lunedì la fabbrica non riaprirà. Inaccettabile!! Ci sono consegne pronte, anche per la Ferrari. Milioni di euro di valore sono chiusi dentro questa fabbrica. Da qui la decisione dei lavoratori: “dalla Gkn non faremo uscire nemmeno una vite”. Noi siamo con loro. La loro battaglia è la nostra battaglia. Anche l’amministrazione comunale li sostiene e, senza esitare, il Sindaco di Campi Bisenzio ha firmato un’ordinanza che vieta ai camion di entrare nella zona circostante la fabbrica. Chapeau.
Noi come sindacato dobbiamo fare la nostra parte, dobbiamo sostenere tutti questi lavoratori nella lotta dandogli ogni tipo di tutela: tecnica, politica, legale, ma dobbiamo anche lavorare perché queste cose non accadano più. Dobbiamo lavorare perché siano estesi a tutti i lavoratori gli ammortizzatori sociali. Perché siano estese le tutele a tutti i lavoratori indipendentemente dal numero i lavoratori occupati nell’azienda. Una per tutte quella dell’art. 18.

Hanno bisogno del nostro sostegno ma non solo. E’ necessario un intervento della politica contro queste speculazioni finanziarie giocate sulla pelle dei lavoratori. È necessaria una risposta sindacale forte. Anche lo sciopero generale. È in gioco la dignità del lavoro.
Lunedì 19 luglio i sindacati fiorentini e pratesi hanno risposto con lo sciopero generale. I metalmeccanici lo hanno esteso a livello regionale. In piazza eravamo almeno 5000. Uno sciopero organizzato in fretta e furia, senza il tempo di fare assemblee dappertutto, ma la gente ha capito lo stesso. Non è solo solidarietà, è consapevolezza della posta in gioco che non riguarda solo la GKN e il tessuto produttivo fiorentino, ma tutto il Paese.

La lotta della GKN parla ai lavoratori della Gianetti, della Timken, della Bekart, di Cavalli, di Zara, delle migliaia di ragazze e ragazzi che nell’indifferenza generale hanno perso il lavoro nella rete di distribuzione non alimentare perché le loro catene si sono ritirate dal mercato italiano; delle centinaia di migliaia che hanno perso il lavoro durante la pandemia.

Sabato 24 un nuovo appuntamento ci ha visti tutti e tutte davanti ai cancelli, nella volontà di una mobilitazione generale.

Non li lasceremo soli perché siamo dalla parte giusta!

Quindi non resta altro che dire... Compagni al lavoro e alla lotta!!