Verso lo sciopero generale - di Giacinto Botti

Le illusioni di chi ha scambiato il voto amministrativo con un cambiamento politico e culturale del paese sono svanite con il voto in parlamento che affossa la legge contro le discriminazioni sessuali e di genere. La politica e il paese sono dentro a un arretramento culturale e politico evidenti. I diritti civili non li conquisti se non li accompagni e li sostieni insieme ai diritti sociali, alla lotta contro le discriminazioni e le diseguaglianze.

Senza neppur essersi confrontato con i sindacati e con il plauso di Confindustria, Mario Draghi annuncia - prima nelle sedi istituzionali europee e poi ratificandolo in Consiglio dei ministri - un programma che prevede il peggioramento delle condizioni di pensionamento e nessuna riforma del sistema. E ancora: una mancia a disposizione per l’estensione degli ammortizzatori sociali, l’estensione oltre il 31 ottobre di risorse per la cassa integrazione, ma senza prorogare il blocco dei licenziamenti, nessuna risposta sulle delocalizzazioni e le crisi aziendali, poche risorse a disposizione del reddito di cittadinanza e nessuna politica per l’occupazione e contro la precarietà di vita e di lavoro, dopo aver introdotto nel decreto d’urgenza l’autonomia differenziata, vero e proprio schiaffo a qualsiasi possibilità di riforma del servizio sanitario collassato nella pandemia.

Con la pandemia attenuata, ma ancora in corso, si vuole che tutto torni come prima. Al centro i profitti e l’impresa; in basso i lavoratori, i pensionati, i giovani, le donne.

La misura è colma!

Per affermare le nostre rivendicazioni bisogna tornare nei luoghi di lavoro, nei territori e proclamare in tempi utili lo sciopero generale, possibilmente unitario.

La manifestazione antifascista di Roma, partecipata da un vasto numero di associazioni e da tanti giovani, chiede di dare continuità e coerenza per non deludere le aspettative.