31 gennaio 2021, la Costituzione varca anche i cancelli delle basi USA in Italia - di Pericle Frosetti

Una sentenza storica per la nostra giurisprudenza, Una bella vittoria del lavoro e della CGIL!

Lo sappiano a memoria. Fa parte del vissuto di tutti noi: con lo Statuto dei Lavoratori, la Legge 200 approvata nel maggio 1970, “la Costituzione ha varcato i cancelli della fabbrica”. Tanta parte della storia successiva, dalla seconda metà degli anni 90 in poi, è stata per non farcela rimanere. Ma ogni piccola vittoria che conseguiamo oggi – perfino sull’applicazione del “nuovo” articolo 18 in salsa renziana – rimanda a quella storica vittoria.

Il 31 gennaio 2021, la Costituzione ha varcato anche i cancelli delle basi USA in Italia: la Corte di Cassazione, a sezioni riunite, ha rovesciato la giurisprudenza ricorrente e riconosciuto il diritto per i lavoratori dipendenti delle basi (USA) di vedersi applicare la mostra legislazione del lavoro. La causa era una di quelle promosse d’intesa con la CGIL nazionale, la FILCAMS nazionale e le FILCAMS territoriali dopo il reiterato rifiuto delle autorità statunitensi di riconoscere le deleghe sindacali attivate (per la prima volta a Sigonella) e di riconoscerne l’agibilità sindacale all’interno delle basi stesse. Questa sentenza – come già lo è stata anche per la precedente giurisprudenza che era invece negativa e che oggi viene superata, tranne per qualche causa di lavoro di singolo dipendente – sarà oggetto di approfondimento e discussioni anche per le molteplici implicazioni in tema di disciplina di diritto internazionale e non solo laburistico. Avverso la FILCAMS-CGIL, che le aveva chiamate in causa, si erano costituite anche FISASCAT-CISL e UILTUCS.
Ma a noi interessa in questa sede il fatto politico. La conquista di libertà! Il risultato odierno è il frutto della scelta coraggiosa e controcorrente di un collettivo di lavoratori, costretti – sì costretti – dalla politica e dalla miope connivenza di altre sigle– a non poter scegliere liberamente la loro organizzazione sindacale. E’ andata avanti così fin dal 1948. Prima il monopolio CISL, poi anche la UIL, con una logica di insediamento tutta corporativa, nella quale cresceva il disagio di persone che in base ai trattati internazionali e alla loro Costituzione avevano il diritto a vedersi applicate le leggi nazionali, statuto dei lavoratori compreso. Questa sentenza ha alle spalle uomini e donne carne ed ossa, impiegati, tecnici, commessi, manutentori, operai.

Le tappe di questo processo sono state, prima la nascita della LIBU (Lavoratori basi USA in Italia) che coordina a livello nazionale un gruppo di lavoratori che si emancipa dall’obbligo di appartenenza sindacale e da voce al malcontento diffuso da anni di politiche consociative. Già nel 2012, la CGIL catanese promuove una prima iniziativa di denuncia: una conferenza stampa con la LIBU. Poi la “svolta”, gli uomini e le donne della LIBU scelgono di aderire alla CGIL e nel 2015 una volta costituito il coordinamento nazionale dei lavoratori del settore, alla presenza della Segreteria nazionale della FILCAMS-CGIL, parte il tesseramento e iniziano le comunicazioni per ottenere la partecipazione ai tavoli di contrattazione collettiva nazionale e di confronto nelle basi. Pronte le adesioni nelle basi di Sigonella e Vicenza, con il sostegno pieno delle strutture territoriali. La risposta fu il silenzio per le deleghe e il silenzio sul resto. Nel dicembre 2015, in un articolo su “sinistra sindacale”, Frida Nacinovich ricostruiva con Rosario Pellegrino, uno dei promotori di quella scelta, dipendente di Sigonella dal 1974, passato con oltre 200 lavoratori dalla UILTUCS alla LIBU, oggi pensionato, l’entusiasmo con il quale, deleghe alla mano, la CGIL riprendeva la marcia dentro le basi, “stanchi d far decide a loro chi doveva rappresentare a casa nostra”.
La piattaforma CGIL per le basi era chiara: garantire libertà di associazione, partecipare alla contrattazione collettiva, concordare con la controparte le elezioni di una rappresentanza sindacale unitaria che fosse soggetto della contrattazione nelle singole basi, promuovere la professionalità, riconoscendo la natura pubblica della prestazione lavorativa (in altri paesi europei i lavoratori civili delle basi sono dipendenti dei loro ministeri della difesa). I primi contatti tra il personale delle basi e la FILCAMS nazionale avvennero direttamente con Franco Martini, segretario generale, per essere affidato successivamente dalla compagna Gabrielli ad Andrea Montagni.

Di fronte alla protervia delle autorità americane e nell’indifferente silenzio di quelle italiane (anzi con qualche parere “riservato” di apprezzamento del punto di vista statunitense emerso dalle carte di qualche avvocato delle autorità americane) si decise la via legale. La decisione di affrontare in tribunale – fino all’ultimo grado di giudizio – il governo del paese più grande del mondo è stato preso dalla CGIL tutta, che se ne è fatto carico, anche dei costi. Segretaria la compagna Susanna Camusso.

Ovviamente, in questi lunghi anni, le cose sono andate avanti e qualche tassello sarà da ricomporre, energie sono andate disperse. Alcuni delle protagoniste e dei protagonisti di quella scelta sono in quiescenza, altri hanno mollato momentaneamente la presa, ma la FILCAMS-CGIL nelle basi c’è, soprattutto ci sono i lavoratori con i loro diritti e con le loro aspettative. Le ragioni di quella battaglia sono ancora tutte in campo e la CGIL con loro.


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