Tempi moderni a MediaWorld - di Frida Nacinovich

In Italia l’hanno chiamato MediaWorld, il mondo dei media. Un nome un destino, nomen omen, per la catena specializzata di elettronica nata in Germania nel 1975 come MediaMarkt, costola del colosso Metro Group. La Metro, insomma, dove può rifornirsi chiunque abbia un ristorante, una pizzeria, un bar.

Nella sua strategia di espansione, il gruppo teutonico decise di entrare nel mercato italiano, segnando di fatto l’inizio dell’era contemporanea della distribuzione di elettronica da consumo. Il boom dei computer, dei cellulari e l’evoluzione degli apparecchi televisivi ha fatto il resto, dando il là a quelle catene di negozi che ormai fanno parte dell’arredo urbano di ogni città, grande e piccola che sia.

Da MediaWorld trovi di tutto, phon e tostapane, lavatrici e frigoriferi, aspirapolvere e forni elettrici, fino agli ultimi modelli di televisori, tablet, notebook, impianti hi-fi, in due parole l’elettronica di largo consumo di cui ormai nessuno di noi può fare a meno. A riprova, se chiedete a cento persone se conoscono MediaWorld, novanta di loro risponderanno di sì.

Cristian Bertoni è in MediaWorld dal 2001, ha potuto toccare con mano la continua evoluzione del settore. Quando iniziò a lavorare alla guida della divisione italiana c’era Pierluigi Bernasconi, che fin dall’inizio dell’avventura, nel 1989, fu nominato dai tedeschi amministratore delegato di MediaMarket Italia, portata nel giro di vent’anni anni ad essere la più grande azienda di distribuzione non alimentare e tra le prime sessanta nella classifica delle imprese italiane, con fatturati miliardari.

Niente male davvero per un progetto che aveva visto l’apertura del primo punto vendita nell’ottobre del 1991 a Curno, in provincia di Bergamo, con un format di vendita da grande supermercato. “Con Bernasconi il gruppo è cresciuto, i punti vendita si sono moltiplicati, gli affari sono andati sempre meglio. Un successo su tutta la linea, ma nel 2012 la casa madre tedesca ha deciso di occuparsi direttamente della sua divisione italiana”.

Bertoni lavora nel punto vendita di Vignate nel milanese, e dal 2006 è rappresentante sindacale per la Filcams Cgil. “Sono uno dei delegati più esperti”, dice con una punta di orgoglio. Quando è entrato a far parte del mondo MediaWorld era un giovane studente. “Avevo 23 anni, cercavo di mettere qualche soldo da parte fra un esame e l’altro. Alla fine sono rimasto, è diventata una parte importante della mia vita”. Bertoni si occupa del settore computer, un’antica passione che ha continuato a coltivare nel tempo. “Prima di fermarmi a Vignate ho girato altri negozi, sempre in provincia di Milano”.

Il rappresentante dei lavoratori va subito al cuore del problema: “Eravamo in 90, siamo rimasti 22. E le dimensioni del negozio non sono cambiate, in compenso i carichi di lavoro sono aumentati, non di poco. Se prima dovevi proporre un prodotto, dare qualche consiglio per l’uso, oggi ci sono tutta una serie di servizi accessori legati all’articolo acquistato, dall’assicurazione al trasferimento dei dati, alle eventuali riparazioni, fino alla messa in attività”. La cura dimagrante imposta dalla casa madre tedesca ha reso più complicata la vita dei lavoratori e delle lavoratrici MediaWorld. “Ci sono stati degli esuberi con incentivi all’esodo, la stessa atmosfera all’interno del negozio è cambiata. Se prima le domeniche lavorative erano pagate con una maggiorazione del 90%, oggi non andiamo oltre il 30%. Tutto questo in un’azienda che non ha avuto crisi, anzi. Nel periodo della pandemia le vendite sono addirittura aumentate, soprattutto quelle on line. Lo smart working e la didattica a distanza hanno fatto crescere la richiesta di tablet, computer, televisori. Noi continuiamo a contrattare, ma certo i rapporti sindacali non sono facili - racconta Bertoni - da due lunghi anni stiamo discutendo sulla gestione dei tempi di lavoro. Ci danno i turni della settimana seguente all’ultimo momento, il venerdì. Conciliare il tempo lavorativo e quello privato diventa quasi impossibile”.

I negozi sono sempre aperti, si lavora su turni per complessive 38 ore settimanali. “La pressione psicologica è via via aumentata. Ogni mattina ci sono riunioni per valutare le vendite del giorno precedente e fissare nuovi obbiettivi. L’asticella è sempre più alta. Non devi solo ‘piazzare’ il televisore o il computer ma anche la polizza assicurativa, installare i software, trasferire le memorie, solo per fare qualche esempio”. Tempi moderni. Va da sé che tutti gli addetti seguono corsi di aggiornamento, vista la continua evoluzione tecnologica.
Un altro problema è legato all’età media che è sempre più alta e sconta l’assenza di un turn over adeguato. L’evoluzione tecnologica può anche aiutare: grazie ai social network i settemila addetti del gruppo MediaWorld riescono a tenersi quotidianamente in contatto, e si sono ben organizzati sindacalmente. “Ma i problemi sul tappeto restano tanti. Per darti un’idea, ci sono gruppi whatsapp aziendali in cui viene costantemente monitorata la situazione. E lo stress aumenta”.

[Questo articolo, con lo stesso titolo, è già stato pubblicato su “sinistra sindacale” n. 5 del 2022]


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