Clausola sociale, un argine ai padroni - di Federico Antonelli

Una parte del dibattito che ci contraddistingue è la sordità delle istituzioni e dei partiti alle istanze del mondo del lavoro e del sindacato. Negli ultimi anni abbiamo dovuto registrare un atteggiamento di distanza e indifferenza verso gli interessi che rappresentiamo: una sorta di esclusione dal dibattito sul lavoro del soggetto di rappresentanza del mondo del lavoro stesso.

Una scelta figlia della cultura politica egemonica che ha afflitto anche larga parte dei partiti di sinistra. Prevaleva l’idea che la liberazione del lavoro dall’impianto dei diritti, costruiti in anni di battaglie, potesse essere la via per un futuro radioso e più ricco per tutti. E noi spesso abbiamo dovuto digerire bocconi amari sull’altare di questa ideologia: ma la capacità di elaborazione e di reazione del sindacato, della FILCAMS e della CGIL può produrre risultati importantissimi. E’ stato così con la battaglia contro i voucher e l’ennesimo strumento di precarizzazione dei rapporti di lavoro, aboliti dopo una nostra campagna referendaria. E’ stato così con la modifica della normativa sugli appalti che prevedeva la cancellazione della “clausola sociale” dai bandi pubblici di appalto.

Su questa questione di enorme rilevanza la nostra categoria è stata in prima fila a lungo, e si deve fare un grande plauso per la costanza, la profondità della iniziative e delle argomentazioni che ci ha portato al grande successo del ripristino nella normativa sulla clausola sociale. La partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori a questa rivendicazione, che hanno fatto propria perché consapevoli della sua importanza, è stata determinante: questa esperienza dimostra che quando si riesce, e si vuole, costruire partecipazione e condivisione di obiettivi e motivazioni i risultati politici si ottengono.

La clausola sociale rappresenta un argine al potere discrezionale dei padroni. Grazie a questa norma i cambi di appalto sono momenti delicati e complessi, ma che possono contare su questa garanzia che impone il mantenimento dei posti di lavoro per chi è impiegato nell’appalto oggetto della procedura.

Il successo di questa battaglia non ci deve far dimenticare che molti sono ancora i temi strategici che il mondo degli appalti deve affrontare, a cominciare da ciò che negli appalti privati accade, dove le garanzie per chi vi lavora sono molto meno forti.