Donne si diventa: rafforzare la consapevolezza per contrastare il gender gap - si Marcella Conese

La FILCAMS Nazionale ha programmato una serie di webinar, nell’ambito del pass “Proteggiamoci”, dedicati a diseguaglianze, discriminazioni, molestie e violenze di genere. Un’iniziativa importante e necessaria, sia perché la FILCAMS è una categoria costituita in larga parte da donne (dirigenti e delegate), sia perché rappresenta settori in cui l’occupazione è prevalentemente femminile, ma più in generale perché è imprescindibile e non più rinviabile provare a riprendere le fila di un percorso politico finalizzato ad abbattere il patriarcato.

Nel corso del primo appuntamento, dedicato ad “aspetti storico-sociali e culturali del fenomeno e sue caratteristiche; composizione femminile del mercato del lavoro, gender gap”, le relatrici (Camusso, Guerra e Sabadini) hanno evidenziato quanto le crisi economiche e, da ultimo, la pandemia abbiano peggiorato sia la qualità della vita delle donne italiane che la qualità del loro lavoro.

Non a caso, i settori in cui è più diffuso il precariato (turismo, mense, pulizie, lavoro domestico, ecc.), e nei quali vi è un eccessivo ricorso alla flessibilità, sono ad alto tasso di occupazione femminile.

Mentre gli altri paesi europei hanno fatto grandi passi in avanti, l’Italia è rimasta impantanata in logiche sessiste, che impediscono alle donne di lavorare alle stesse condizioni dei colleghi maschi, imbrigliate in equilibrismi quotidiani e divise tra lavoro salariato, cura di prole e coniuge, anziani non autosufficienti.

Vari fattori sociali e culturali hanno rallentato, negli ultimi decenni, il processo di emancipazione delle donne e, tra questi, anche alcune elaborazioni di matrice femminista: ad esempio, il noto “tetto di cristallo” si è rivelato una trappola piuttosto che un obiettivo a cui aspirare, perché ha favorito l’affermazione di poche e generato un esercito di sottoproletariato femminile, nato per liberare le donne in carriera dai lavori domestici e di cura e garantire loro maggior tempo da dedicare al lavoro salariato, almeno pari a quello a disposizione dei colleghi maschi.

Un circolo che si riproduce, senza vie d’uscita: donne che si servono di altre donne, che vengono relegate a svolgere un lavoro che non ha alcun riconoscimento dal punto di vista sociale, con bassi salari ed un alto tasso di sfruttamento.

Ovviamente, sono una minima parte le donne che riescono ad infrangere il tetto di cristallo; si tratta di quelle che Germain Greer chiamava “le donne fatte dagli uomini”, cioè quelle ammesse dal patriarcato, perché rispettano gli stereotipi creati dagli uomini.

In realtà, è necessario che tutte le donne facciano un passo in avanti in termini di emancipazione e miglioramento della propria condizione, valorizzando le differenze ed evitando innaturali equilibrismi per stare dentro stereotipi e modelli propriamente maschili.

Valorizzare le differenze significa uscire dalla segregazione e sfuggire a meccanismi di competizione fondati su modelli maschili, che sfavoriscono le donne, le quali inevitabilmente e per questioni “naturali” partono svantaggiate.

Altra trappola è l’abusato il concetto di “conciliazione”, alla base del quale c’è il tempo che le donne mettono a disposizione del lavoro salariato e del lavoro di cura, in un inganno sociale nel quale lo stereotipo dominante non ammette alternative: le donne possono solo provare a contrarre il tempo dedicato al lavoro domestico e di cura, per dare più spazio al lavoro salariato. Una trappola che ha scaricato sulle donne un doppio peso, un doppio carico mentale, una doppia fatica.

Non c’è niente da conciliare, al massimo si dovrebbe provare a condividere.

Donne si diventa: solo quando più donne acquisiranno consapevolezza della propria condizione e riusciranno a liberarsi dai sensi di colpa, che le attanagliano ogni volta che sottraggono del tempo alla cura di figli, casa ed anziani, si riuscirà a sperimentare un nuovo equilibrio sociale nel quale gli uomini siano chiamati a rinunciare alla condizione favorevole nella quale vivono e lavorano, per dedicarsi anche al lavoro non salariato.

Chissà, forse, a quel punto, spinti dalla necessità, il parlamento fatto dagli uomini si sperticherebbe a riconoscere i più disparati sostegni in favore dei padri lavoratori, della non autosufficienza e a riconoscere più valore al lavoro di cura, e finalmente la società sarà paritaria.