Sulla pelle dei curdi - di Riccardo Chiari

Dal summit della Nato a Madrid arriva l’ennesima conferma che i cosiddetti “valori occidentali” dell’alleanza militare atlantica sono solo vuote parole, che cercano di nascondere la creazione di uno strumento di guerra globale. Uno strumento di guerra accettato anche da nazioni come Svezia e Finlandia, che abbandonano la loro storica neutralità e in parallelo accettano il diktat della Turchia, che pretende l’estradizione di 73 rifugiati politici curdi e turchi.

Per il “sultano” Erdogan, giornalisti, militanti di opposizione e semplici cittadini curdi che hanno vissuto nelle zone liberate dal confederalismo democratico nella Siria del nord sono solo dei terroristi. Parola di un dittatore islamista che non si è fatto scrupoli nel finanziare e armare milizie jihadiste, e bombardare villaggi e città curde in Turchia, in Siria e in Iraq.

Se davvero dietro allo scontro con la Russia ci fossero la democrazia e i diritti umani, non ci sarebbe spazio per accordi con Erdogan sulla pelle dei curdi. E Davide Grasso, che come Lorenzo “Tekoser” Orsetti ha combattuto l’Isis sotto la bandiera dell’Ypg, l’unità di autodifesa delle zone curde della Siria, è esplicito: “E’ una vergogna per la Svezia, la Finlandia e l’intera Europa – ha commentato ai microfoni di Radio Popolare – vengono consegnati i profughi e viene tolto l’embargo su armamenti che saranno usati contro i curdi”.

Alla firma dell’accordo tra i ministri degli esteri di Finlandia, Svezia e Turchia, il sorriso soddisfatto di Jens Stoltenberg, segretario Nato da sempre vicino a Erdogan, faceva capire più di tante parole che l’attenzione verso le minoranze, i diritti umani e il dissenso politico, e il doveroso sostegno a chi ha combattuto contro l’Isis, contano meno di nulla per l’alleanza militare atlantica.