Il “caso” Solar Edge - di Giacomo Giunti

Ogni grande cambiamento ha origine da piccoli atti di ribellione

Vigilanza e appalti, una pagina nera nel diario di bordo di un sistema lavoro che in questo Paese sembra essere naufragato da tempo.

Un episodio come tanti altri coinvolge i lavoratori del settore in servizio presso Solar Edge E-Mobility ad Umbertide, azienda leader nel settore dell’energia rinnovabile e dell’automazione. Anche per il 2023 l’appalto preso dall’azienda con T&R Security Service, che già aveva ereditato lavoratori dal precedente appalto, viene meno. I lavoratori a pochi giorni dalla cessazione del contratto vengono fortunatamente avvisati dal Sindacato della fine del rapporto lavorativo; un preavviso minimo, una situazione tragica per dei dipendenti che, pur di continuare a lavorare nel corso dei vari cambi appalto, hanno accettato una sistematica riduzione di salario a fronte di un immutato monte ore e di turni notturni da 11 ore.

La situazione volge subito al peggio quando l’azienda entrante, Sicuritalia, si rifiuta di riassumere i lavoratori. In questo modo inizia un infinito tira e molla tra la CGIL e Sicuritalia per permettere ai lavoratori di riaffermare il proprio diritto ad un impiego che ormai portavano avanti da anni, non senza sacrificio e abnegazione. Questa situazione si trascina per mesi e ovviamente porta alcuni dei lavoratori in questione ad abbandonare le speranze, a cercare altro, mentre chi rimane è costretto ad abbandonare i propri progetti di vita, come il miraggio di una famiglia e di costruire un futuro che svanisce nell’incertezza e nel dubbio di un lavoro instabile. Un lungo iter nel quale gli stessi lavoratori perdono a poco a poco la forza di credere a qualcosa di inalienabile come il diritto ad un impiego. Il sindacato però non molla e porta avanti le contrattazioni; vengono svolte conferenze stampa, incontri tra le parti e dopo più di cinque mesi e due soli lavoratori rimasti, finalmente Sicuritalia capitola, riammettendo i lavoratori, non senza condizioni, nel posto di lavoro che con tanta fatica sono riusciti a mantenere.

Una guerra per le briciole, un costante senso di inquietudine e di incertezza, la propria vita e il proprio futuro in mano ad un sistema che dispone delle persone alla stregua di oggetti.

Io sono uno di quei lavoratori, questa è la nostra storia, piccola, forse insignificante, cionondimeno una vittoria. Non mi sono mai sentito tanto solo e impotente quanto in questi 4 anni di lavoro, cambiando appalto ogni anno, perdendo ad ogni cambio appalto soldi e diritti, impossibilitato anche solo ad essere ascoltato da chi disponeva a piacimento del mio lavoro e quindi della mia vita. Vita i cui progetti sono stati più volte interrotti e congelati da decisioni altrui, lavori instabili e sottopagati che sono origine diretta della più grande piaga della società moderna: la svalutazione dell’individuo, del lavoratore e la conseguente perdita della dignità personale e professionale.

Grazie alla CGIL e alle persone che ci hanno aiutato in questo percorso abbiamo potuto ottenere questa piccola conquista che ci ha ridato speranza, la possibilità di costruirci un futuro, lavorando e facendolo nel luogo in cui abbiamo maturato la nostra professionalità in questi anni. Il mio pensiero va anche ai colleghi che non hanno potuto attendere la fine di questa battaglia, pressati dalle necessità e dalle scadenze.

Ogni grande cambiamento ha origine da piccoli atti di ribellione, momenti in cui una persona trova la forza di alzare la testa di fronte ai soprusi, sente mani amiche sulle spalle che lo aiutano ad alzarsi e prende coscienza che valori come lavoro, dignità e diritti non sono solo parole, ma atti che vanno resi concreti con la volontà e la tenacia, per evitare che cadano nel silenzio.