La politica del cingolato - di Frida Nacinovich

Puntuali come le piogge monsoniche ormai conosciute anche a queste latitudini, le carovane di trattori invadono le strade e ingolfano i caselli autostradali. Una protesta diretta soprattutto verso Bruxelles, dove si giocano le sorti del settore agricolo continentale, ma che ha riflessi, anche pittoreschi, nel piccolo mare della politica italiana. E soprattutto all’interno della trimurti di governo di Lega-Fi-Fdi. Come Checco Zalone, il ministro cognato d’Italia Francesco Lollobrigida cade dalle nubi. A ben guardare non è una novità. Nel partito meloniano si cerca di correre ai ripari, visto che i fra i piccoli agricoltori non sono pochi quelli che hanno simpatie di destra. Così come non sono pochi, specialmente nel nord del paese, i trattoristi che hanno un debole per la Lega salviniana. Storicamente al loro fianco su alcuni temi come le ‘quote latte’, fonte di antiche polemiche con l’Europa. Così in questi giorni si sta assistendo a un classico tango dell’ipocrisia, con alcuni portavoce della protesta cingolata che si affidano al ministro cognato d’Italia perché risolva i loro problemi, ed altri che invece soffiano sul fuoco nel solco dell’antico detto bossiano ‘la Lega ce l’ha duro’. Lo scontro interno alla maggioranza di governo, già ben visibile non solo su questa ma anche su altre questioni politiche, in un anno di elezioni europee dove come è noto ognuno corre da solo, non è talmente dirompente da mettere in crisi la tenuta del governo. Ma certo fa capire come, al di là delle rivendicazioni di un mondo agricolo troppo spesso trascurato a tutto vantaggio delle grandi realtà del settore primario (multinazionali in testa), questo finale di inverno e soprattutto la primavera che si avvicina saranno costellate di piccole e grandi polemiche, sempre con un occhio verso Bruxelles e Strasburgo, sedi della Commissione Ue e dell’Europarlamento. Del resto anche il Festival di Sanremo si avvicina, allora non resta che cantare “l’amore non è bello se non è litigarello”.