Ma che COO(L)P(A) abbiamo noi? - di Luigi Celentano

Come gennaio che segna l’inizio di un nuovo anno, anche gli scioperi per loro natura determinano un “prima” e un “dopo”.

Il “prima” ci ha visto impegnati, come delegati, a sostenere innanzitutto le motivazioni che hanno spinto le OO. SS. (unitariamente, fattore da non sottovalutare) a proclamare lo sciopero ed in seguito ad illustrare, attraverso un percorso di assemblee capillari, alle tante compagne e compagni di lavoro ciò che si era determinato.
Sin da subito abbiamo percepito che non sarebbe stata una “passeggiata”, a partire dalla reazione della nostra Cooperativa che si è attivata per affiggere nelle sue bacheche nei negozi le posizioni, talvolta contrastanti tra loro, della loro Associazione e spiegando, in modalità alternative alle assemblee e talvolta fantasiose o al limite del comportamento antisindacale, la loro posizione rispetto ai temi da noi sollevati.

Come delegati sapevamo che durante le numerose e partecipate assemblee, ci sarebbe stata discussione, ma anche difficoltà nel prendere la decisione di aderire o meno allo sciopero. Difficoltà legate indissolubilmente ad una precarietà che si articola in due principali scaglioni: tra chi è “part time involontario” da una vita e chi attende la conferma della propria assunzione, andando ambedue a sfociare in un micidiale “combinato disposto” determinato dal contesto economico di questi ultimi anni, falcidiato da inflazione e speculazioni di varia natura.

Nonostante ciò, lo sciopero in Unicoop Firenze ha avuto un importante risultato dato dalle tante lavoratrici e lavoratori scesi in piazza al grido di: “il contratto ci spetta!”.

A distanza di poco più di un mese da questa importante mobilitazione, dobbiamo affrontare il “dopo” e da delegato, tra le corsie di un supermercato, posso solo auspicare un rapido riavvio del confronto.

Pronto a ricevere, nella modalità più chiara e trasparente, tutte le informazioni che migliaia di lavoratrici e lavoratori attendono, ma soprattutto a sostenere fortemente le nostre richieste, frutto di una forte rappresentatività e di una elaborazione lucida delle difficoltà presenti sul nostro posto di lavoro.

Proprio perché le delegate e i delegati sono il sindacato nei luoghi di lavoro, il terminale organizzativo, l’antenna che permette di cogliere gli umori e gli orientamenti della massa dei lavoratori e non solo delle iscritte e degli iscritti: una vera e propria struttura portante del sindacato confederale nei luoghi di lavoro, Il coinvolgimento delle RSU nella discussione e nel confronto con le controparti diventa quindi elemento decisivo per rafforzare la capacità contrattuale dei sindacati di categoria, a partire dalla nostra FILCAMS-CGIL.