Mar Rosso, il governo mette l’elmetto. Con il placet del Pd - di Riccardo Chiari

Credere, obbedire, combattere. Nell’infuocato scacchiere mediorientale il governo Meloni mette l’elmetto, schierandosi con il presunto “asse del bene” capitanato da Stati Uniti e Gran Bretagna, e lanciandosi in un’avventura militare nel Mar Rosso per collaborare, di fatto, alla guerra allo Yemen. La missione navale, sotto la bandiera dell’Unione europea, è stata battezzata “Aspides”. Sarà a guida mista greco-francese e partirà il 19 febbraio, con la consegna ufficiale di proteggere il traffico di navi mercantili e petroliere in una delle rotte più importanti del commercio internazionale fra oriente e occidente, quella che dallo Stretto di Aden arriva nel Canale di Suez e da lì nel Mediterraneo.
“La nostra missione è diversa da quella anglo-americana - mette le mani avanti il capo della diplomazia Ue, l’Alto rappresentante Josep Borrell - avremo solo un ruolo difensivo di protezione delle navi. Non tutti gli Stati membri membri sono disposti a partecipare, ma nessuno ostacolerà quelli che non vogliono farlo”. Insomma si tratta di una iniziativa congiunta di alcune marine militari dell’Unione per fornire una scorta armata a chi attraversa il Mar Rosso, e l’Italia ha subito risposto “Presente”, così come la Germania e, appunto, Francia e Grecia. Mentre la Spagna, a guida socialisti-sinistra, ha invece detto di no. Una missione militare parallela a quella anglostatunitense Prosperity Guardian, “guardiani della prosperità”, che da settimane bombarda le postazioni militari sul suolo yemenita.

Agli occhi dell’Occidente i cattivi questa volta sono gli Houthi, il nuovo “nemico perfetto”, come li inquadra il grande inviato di guerra Alberto Negri sulla colonne de “il manifesto”, raccontandone le gesta: “Li chiamano ‘ribelli’ ma occupano la capitale Sanaa da quasi dieci anni, governano il 70% del Paese e controllano l’esercito yemenita”. Sono maggioranza anche in Parlamento, dove è stato appena votato l’inserimento degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e di Israele nell’elenco dei terroristi internazionali.

Proprio verso Israele è diretta l’azione degli Houthi, sciti e alleati dell’Iran, che intendono bloccare e colpire nel Mar Rosso ogni nave che sia diretta verso Tel Aviv, fino a quando non verrà fermato il massacro in corso nella Striscia di Gaza. Un’azione di guerra certo, fatta in nome e per conto dello Stato yemenita, che al contrario non sta limitando il traffico marittimo delle nave mercantili cinesi e russe, di Paesi considerati quantomeno critici verso la carneficina in corso nella Striscia di Gaza. Un’azione che peraltro si è tradotta, negli ultimi due mesi, in “30 attacchi contro mercantili in transito”, parole quest’ultime del ministro italiano della Difesa, Guido Crosetto.

“Anche agli Houthi applichiamo una logica perdente - tira le somme Alberto Negri - dal momento che dopo l’invasione russa dell’Ucraina l’Iran non solo non è più isolato ma conta sull’appoggio di Russia e Cina, membri del Consiglio di sicurezza e di quelle alleanze del Sud del mondo che stanno cambiando gli equilibri mondiali”. Una prospettiva che gli Stati Uniti, tesi da tempo ad affermare la nuova dottrina economica del “friend shoring” - tradotto significa in sostanza che si devono fare affari solo con loro - in chiave anticinese e antirussa, vogliono respingere con tutti gli stumenti a loro disposizione. In primis, naturalmente, quelli militari.

In questo contesto, non ha torto chi osserva che il governo Meloni sta seppellendo 70 anni di politica estera italiana, a partire dal democristiano Giulio Andreotti e proseguendo con il socialista Bettino Craxi, sempre tesa ad essere un punto di mediazione all’interno del conflitto mediorientale e ad avere attenzione per i diritti, sempre negati, del popolo palestinese. Al contrario oggi l’Italia contribuirà ad un altro conflitto senza avere tentato di evitarlo, in quella che è di fatto una gigantesca polveriera solo in piccola parte già esplosa.

Del resto alla pulsione guerrafondaia del governo Meloni non fa certo argine l’opposizione politico parlamentare, che vede il suo principale partito tanto attento al metodo quanto favorevole nel merito: “Le nuove missioni militari devono essere autorizzate dal Parlamento – spiega il capogruppo del Pd nella commissione Difesa della Camera, Stefano Graziano – perché la legge è chiara al riguardo”. Per poi anticipare un voto favorevole, apprezzando queste parole del ministro Crosetto a Montecitorio: “Se vogliamo evitare gravi conseguenze per il Paese dobbiamo fare presto e intervenire subito. La stabilità e sicurezza del Mar Rosso è per noi una condizione fondamentale, dato che affidiamo al trasporto marittimo gran parte della nostra ricchezza e nostra prosperità”. Sipario.