Lavorare è un diritto - di Marco Lostia

L’impegno del sindacato per porre fine alle discriminazioni dei disabili nel lavoro

[Abbiamo chiesto a Marco, RSA presso un’azienda che opera nel settore del commercio, componente del Coordinamento Nazionale dell’Ufficio Politiche per la disabilità della CGIL, di scrivere per noi il breve contributo che segue. Marco ha suscitato grande attenzione, entusiasmo e commozione, intervenendo il 17 marzo nella plenaria del XVI Congresso nazionale della FILCAMS-CGIL a Rimini. Marco, alla fine del congresso, è stato eletto nell’Assemblea generale nazionale, A.M.]

Nel mondo del lavoro il tema della disabilità è un tema scomodo che solitamente si tende soltanto a menzionare, ma non ad affrontare.

E’ importante l’impegno di tutti perché cambi l’atteggiamento discriminatorio assunto da parte delle aziende e soprattutto da parte degli stessi colleghi di lavoro verso le lavoratrici disabili, i lavoratori disabili e verso lavoratrici e lavoratori che assistono i loro cari.

In particolare, le donne disabili vivono una condizione lavorativa caratterizzata da una duplice discriminazione, la discriminazione di genere, in quanto donne, e la discriminazione in quanto disabili, creando un effetto moltiplicatore su tutte le problematiche che ne derivano.

Altra discriminazione, che sintetizza quanto ho appena detto, riguarda la situazione occupazionale: le lavoratrici disabili sono il 17,6 % in meno rispetto agli uomini, spesso vittime di sessismo e pregiudizi sulla loro disabilità e produttività lavorativa, il più delle volte sono part time involontarie; situazione, quest’ultima, che crea loro serie difficoltà economiche e familiari.

Ricordiamoci che se coniugare le esigenze familiari con quelle lavorative è un’impresa difficile per tutti lo è ancora di più per i lavoratori del mondo della disabilità.

Per questa ragione è importante che tra i nostri compagni e colleghi di lavoro passi il messaggio che le lavoratrici e i lavoratori disabili o che assistono i loro cari non sono dei privilegiati perché è loro permesso di non lavorare la domenica o nei giorni festivi, come prevedono la legge 104 del 1992 o il nostro Contratto Collettivo nel settore del commercio all’articolo 153, ma un segnale di grande civiltà che il legislatore, da una parte, e sindacato e parti datoriali, dall’altra, hanno mostrato difendendo e tutelando i diritti delle fasce più deboli della società.

Come non si tratta di un privilegio il fatto che, riguardo alla scelta della sede di lavoro, alla richiesta di trasferimento, al rifiuto al trasferimento, intervengano gli articoli 21 e 33 della Legge 104 del 1992. In particolare, i commi 5 e 6 dell’articolo 33 prevedono che questi lavoratori non possano essere trasferiti senza il loro consenso ad altra sede.

E’ bene ricordare che se, grazie all’applicazione di queste norme, si è finalmente preso atto che i disabili non sono una difficoltà o un costo, ma una risorsa - in quanto contribuiscono a rendere migliore la qualità della vita di tutti, se messi nella condizione di raggiungere traguardi importanti che permettano loro di conquistare l’autostima necessaria per sé e le proprie famiglie - ancora oggi molte lavoratrici e lavoratori subiscono delle ingiustizie: per questa ragione ci dobbiamo impegnare a far sì che venga eliminata ogni forma di discriminazione.

Per questo è importante che nei prossimi rinnovi contrattuali si preveda la figura professionale del disability manager, oppure la realizzazione di un osservatorio, composto da rappresentanze sindacali, da parti datoriali e da operatori specifici specializzati che possano seguire progetti di accomodamento ragionevoli, progetti di sviluppo di carriera, che pongano all’attenzione del datore di lavoro richieste di ausili specifici e di flessibilità oraria e accompagnino il disabile nell’inserimento nel luogo di lavoro.

Il fine è quello di prevenire possibili conflitti, individuando le fonti del disagio che potrebbero portare a forme di discriminazione diretta e indiretta, diffondendo la cultura della diversità, eliminando o riducendo quella visione e quei preconcetti che spesso si nutrono riguardo alle minori capacità lavorative, oltre che ai meccanismi autoindotti, legati al mutamento delle condizioni di prestazione dell’attività lavorativa. Perché è dimostrato che, laddove i bisogni del lavoratore sono poco ascoltati, all’interno del luogo di lavoro, o dove risulta essere tollerato ma non integrato, esso tende a porre in essere comportamenti che lo portano, nel lungo periodo, ad allontanarsi e ad isolarsi dalla realtà aziendale.

 


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