Il Pd non trova pace - di Frida Nacinovich

Sono stati bambini anche quelli del Pd. E come tutti gli under 10, sia maschietti che femminucce, non hanno mai dimenticato le loro armi giocattolo. Quelle della Edison, la pistola Jaguarmatic, la mitraglietta Tigermatic, il fucile Panthermatic, con quelle strisce lunghe di munizioni, si chiamavano fulminanti, che spaventavano i piccioni in terrazza e anche i cagnolini portati a passeggio dalle anziane signore. Se poi qualcuno/a preferiva il selvaggio West ecco l’imprescindibile Susanna, la pistola del pioniere (e anche di chi scrive, ndr), il regalo di compleanno più ambito, invidiato da tutti i compagni delle elementari.

Il Pd è rimasto lì, un eterno bambino che non può fare a meno dei suoi amichetti. Così quando a Bruxelles è stato votato il regolamento che porterà i parlamenti nazionali a dirottare una parte dei fondi del Pnrr all’acquisto di armi e munizioni da inviare in Ucraina, al via libera compatto delle destre e dei popolari si è aggiunto quello dei socialisti e democratici. Compresi quelli italiani, che per restare ai dem si sono divisi tra molti favorevoli, alcuni astenuti, e un solo contrario.

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Ma certo l’elettorato del partitone tricolore non deve averla presa troppo bene, viste le tante voci contro la guerra, l’invio di armamenti e il riarmo, che si levano da frange consistenti del popolo italiano, a occhio non quello di destra. Magari non c’entra nulla, ma certo anche il voto delle recenti elezioni amministrative non ha premiato il nuovo corso del partito. Elly Schlein ha cercato di barcamenarsi, è arrivata da poco, e non è facile accordare subito i suoni di un’orchestra famosa in tutto il mondo per l’anarchia dei musicisti. Comunque diciamolo, le comunali sono andate male, anche quando c’è stata l’alleanza tanto cercata, tanto desiderata con il Movimento cinque stelle. I sostenitori di Giuseppe Conte & c sono perlopiù rimasti a casa, e quando hanno votato sono stati più propensi a svoltare a sinistra che ad abbracciare Elly. Risultato: Giorgia Meloni e i suoi fratelli del centrodestra hanno portato a casa Comuni su Comuni. Un risultato che va ben al di là dei loro pochi meriti, dei continui scivoloni istituzionali, delle ansie di primazia dei meloniani rispetto a leghisti e forzisti.

Ma è nell’opposizione che le differenze di sensibilità sono venute al pettine, come i nodi dei capelli. I pentastellati hanno fatto due conti e hanno visto che è meglio essere soli che male accompagnati. Quanto all’ottavo polo Renzi-Calenda, meglio stendere un velo pietoso visti i risultati da prefisso telefonico, che stridono curiosamente con lo spazio mediatico dedicato alla litigiosa coppia. Alla resa dei conti, la guerra resta un tema che accentua le divisioni interne all’opposizione al governo Meloni. Perché le italiane e gli italiani sono stati sì bambini, ma una volta diventati grandi hanno visto quanto costano gli armamenti, quanto è aumentata la vita, quanto pesa l’economia di guerra sui bilanci familiari. Purtroppo non siamo nei tempi felici del ‘mettete dei fiori nei vostri cannoni’.

Ma certo preferirebbero andare in pace, come si ostina a dire il solo Papa Francesco.