Parlano di tutto, ma non di guerra - di Frida Nacinovich

Parlano di tutto tranne che della guerra, chissà perché. Guardi la tv, leggi i giornali, e scopri che nel dibattito politico di casa nostra troneggiano temi indimenticabili come i tagli agli enti locali, che vanno avanti da almeno trent’anni, oppure i battibecchi fra Giorgia ed Elly sulle condizioni dell’azienda Italia.

Ancora, le vicissitudini del (quasi ex) governatore ligure Toti, che da spin doctor del Cavaliere ha voluto fare il politico in prima persona, scoprendo che l’attività politica costa e senza Berlusconi si corre il rischio di fare passi falsi.

Per non parlare del caravanserraglio di vips o presunti tali che dominano l’infotainment televisivo e hanno gran risalto sulle cronache dei giornali. Nani e ballerine, come da indimenticabile definizione con cui Rino Formica, da ministro, etichettò l’ambiente umano e politico della dirigenza del Psi di Bettino I, partito che peraltro conosceva bene essendone esponente di rilievo.

Parlano di tutto tranne che della guerra, e in fondo c’è da capirli. Perché fra pochi giorni si vota per le elezioni europee e per tante amministrazioni locali, e un tema abrasivo come quello delle guerre in corso, dalle martoriate Ucraina e Palestina ai tanti conflitti bellici “dimenticati” ai quattro angoli del pianeta, rischia di alimentare ulteriormente le critiche dei governati verso governanti che hanno ben calcato l’elmetto in testa, con rarissime eccezioni.

Al riguardo, chiedere per informazioni a Marco Tarquinio, ex direttore del vescovile Avvenire ed oggi candidato pacifista di un Pd che in molte sue componenti lo vede come il fumo negli occhi.

Oppure a Michele Santoro, giornalista di lungo corso che ha (mal)allestito una lista pacifista per le elezioni continentali, praticamente espunto da quella Rai di cui è stato per decenni cronista di punta.

Ma non si deve parlare di guerra, quando tutti allegri bisogna stare perché il nostro piangere fa male alla regina Giorgia.


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