Contro la loro disumanità, l’Umanità - di Andrea Montagni

Stavamo chiudendo – in ritardo per di più – questo numero di “reds”, quando il governo ha deciso di trattare come nemici le migliaia di uomini, donne e bambini che sbarcano rischiando la loro vita in mare, al termine di un tragitto dall’Asia centrale e dal subcontinente indiano, e dal Vicino Oriente, dall’Africa subsahariana, a cui si aggiungono ora i giovani tunisini che scappano da un regime autoritario che ha spezzato i loro sogni di democrazia e lavoro.

La marina militare, per tenerli lontani dalle acque territoriali - e se vengono salvati in mare - dovrà tenerli reclusi come criminali in campi di concentramento per 18 mesi, per poi espellerli verso non si sa dove. Questo è il controcanto del governo italiano alla tragedia di Derna: 20.000 morti per il crollo di due dighe, prive di manutenzione da quando i governi europei, Italia compresa, rovesciarono nel 2011 il governo legittimo della Libia, intervenendo direttamente con bombardamenti aerei in una guerra civile scatenata da gruppi tribali e islamisti (lo stesso schema che, senza arrivare a compimento, è stato usato in Siria).

Lacrime di circostanza per le vittime di Derna; e blocco navale per chi arriverà da quel paese, perché coloro che riusciranno ad uscire dai campi di prigionia e di attesa - dove sono trattenuti dalle bande libiche e dalla “guardia costiera”, che l’Italia finanzia fin da quando Minniti era Ministro dell’Interno - saranno comunque attesi da una sorte terribile.

Noi italiani sappiamo bene quali siano le conseguenze dell’uso della Marina militare, con le sue regole d’ingaggio: il 28 marzo 1997 una nave carica di uomini, donne e bambini in fuga dall’Albania, la Katër i Radës, affondò in seguito alle manovre della fregata Zefiro e 120 persone annegarono, chiuse come topi nel relitto. Il blocco navale doveva limitare gli sbarchi delle imbarcazioni di fortuna provenienti dalle coste albanesi. Persino Berlusconi versò lacrime di coccodrillo, dichiarandosi disposto ad adottare qualche bimbo superstite. Presidente del Consiglio era Prodi, Ministro dell’Interno era Giorgio Napolitano e della Difesa Beniamino Andreatta. Le forze politiche italiane e il nostro popolo impararono sulla pelle dei migranti la dolorosa lezione.

Da allora solo la destra fascista di Fratelli d’Italia e quella fascistizzante della Lega (e i 5stelle prima della svolta a sinistra del 2018) hanno chiesto periodicamente di adottare il blocco navale, considerando i migranti nemici, in spregio di qualsiasi umanità. Il governo Meloni, proseguendo nella politica inaugurata dal Ministro Minniti e mai più abbandonata dai governi italiani successivi, aveva pensato di “risolvere” il problema proseguendo con gli accordi di sostegno alle bande che controllano i porti libici. E stringendo un patto di sostegno con il dittatore tunisino, che ferma anch’egli i migranti subsahariani che attraversano il confine libico, ricacciandoli a morire nel deserto, ma che non ferma i suoi giovani di cui si vuole sbarazzare, per togliere l’acqua ai pesci dei partiti di opposizione. Ora però di fronte all’emergenza è pronto ad intervenire direttamente.

Non esiste una soluzione facile e rapida per un fenomeno come quello migratorio. La crisi climatica ha conseguenze devastanti in Africa e nel subcontinente indiano. Il mare si mangia le terre costiere e i deserti si estendono. La guerra sconvolge 127 paesi. Alcune di queste guerre, come quella congolese, durano da decine di anni, altre, come il conflitto civile in Etiopia o in Yemen, sono ferocissime. Riconsegnare ai paesi del Sud del mondo il controllo sulle risorse che posseggono per permettergli di continuare – quando sia possibile – di vivere a casa loro, richiede una svolta epocale. Fermare le guerre e costruire la pace pure. Pensare di fermare il movimento migratorio è impossibile. Conviverci sì. Difficile, ma possibile.

Ma la base di partenza può essere soltanto l’umanità. I diritti umani non valgono solo per chi ha avuto la sorte di nascere nei paesi europei: sono diritti universali. Ogni bambino ha il diritto di mangiare e bere, di essere vaccinato, curato, di arrivare alla vecchiaia. Ogni donna ha il diritto a gestire la propria gravidanza in sicurezza, ad interromperla o a portarla a termine senza rischiare la vita. Ogni persona ha diritto all’istruzione. Ogni persona ha diritto al lavoro! Ogni persona ha il diritto di essere se stessa.

Il governo Meloni getta la maschera. La signora è sempre la vajassa del comizio di Madrid. E’ sempre la giovane missina romana cresciuta e formatasi in un ambiente fascista tra i più feroci, nella città della sezioni missine di Colle Oppio e Acca Larentia, e di Terza posizione. Il perimetro della sua umanità è molto ristretto. Non credo sia capace nemmeno delle lacrime di coccodrillo di Berlusconi.

Noi siamo altra cosa.

Coraggiosamente, non assecondiamo la paura del diverso, la paura di perdere ciò che abbiamo che tocca anche la nostra gente; e non soltanto in ragione del titolo di studio o delle condizioni di vita. Il razzismo e la paura si impossessano del povero ma anche del lavoratore a medio reddito, di chi ha finito la scuola dell’obbligo, ma anche di chi è laureato. Colpisce persino i migranti di seconda generazione!

Coraggiosamente rivendichiamo un’altra umanità, basata sulla fratellanza e sull’uguaglianza, sulla convivenza delle diversità e della loro combinazione, che fa dei diritti il terreno di unità di tutte e tutti.

“L’internazionale sarà il genere umano”, recita il nostro inno, l’Internazionale, che cantiamo sullo stesso spartito, in tutte le lingue del mondo. La versione italiana traduce “sarà il genere umano” con “futura umanità”. Questa umanità la rivendichiamo e la vogliamo praticare nel presente.


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