Chi vuole giustizia sta con la Palestina - di Andrea Paolieri

Intervista raccolta da Andrea Paolieri, corrispondente di “Granma Internacional”

La scorsa settimana ho incontrato a La Habana, “Sam”, un giovane studente palestinese presso la prestigiosa Università di medicina ELAM dell’Avana, Cuba. Da quell’incontro è nata una breve ma toccante intervista e la tragedia di Gaza era appena agli inizi.

Ciao “Sam”, grazie per essere qui e per questa intervista…
Grazie Andrea e a voi per permettermi di parlare del mio popolo e della mia terra la Palestina.

Perché un palestinese come te sta studiando medicina in una Isola dei caraibi come Cuba?
Sono qui grazie ad una borsa di studio che il governo cubano mette a disposizione dei palestinesi come me e anche di ragazzi e ragazze di altri popoli oppressi. E’ un grande aiuto che il popolo cubano ci sta dando: quello di poter realizzare il sogno di studiare medicina; una volta laureato, potrò portare le cure mediche al mio popolo.

Sono molti gli studenti palestinesi qui a Cuba?
Siamo in 260, ogni anno Cuba offre alla Palestina 60 borse di studio.

Che sta succedendo in Palestina?
E’ molto triste ciò che sta succedendo. L’occupazione israeliana sta attaccando la Palestina, in maniera particolare nella Striscia di Gaza dove più forte è la resistenza all’occupazione. Ci sono già 3700 morti e più di 10.000 feriti [l’intervista è della seconda settimana di ottobre] ma i numeri purtroppo aumenteranno, io non riesco a vedere le immagini e la notte non riesco a dormire.

Hai amici o familiari che vivono nella striscia di Gaza?
Ho compagni della ELAM che sono di Gaza e, ascoltando i racconti che arrivano da là, cerco di fargli coraggio e di sostenerli. Ma non è facile, perché le notizie ogni giorno sono di un caro amico o di un familiare morto se non addirittura dell’intera famiglia…

L’occupazione in Palestina e la violenza e l’oppressione, la pulizia etnica del popolo palestinese durano da più di 70 anni. Come fate a resistere? Come avete resistito tutto questo tempo? Dove trovate la forza?
Nessuno combatte per qualcosa che non è suo. Il popolo palestinese si difende pagando con tanto sangue perché la Palestina è la nostra terra e la nostra storia. Non siamo noi arabi di cultura araba in mezzo ad altri Paesi arabi che siamo nel posto sbagliato; è lo stato di Israele che con una cultura totalmente diversa è nel posto sbagliato e ci è arrivato dal nulla. Quando noi abbiamo iniziato a difendere la nostra terra, tutto il mondo ci ha chiamato terroristi, ma dovete capire che non esiste una famiglia palestinese che non abbia un parente stretto che è martire o prigioniero o deportato dai governi d’Israele. Anche noi siamo un popolo pronto alla lotta. Patria o muerte!”.

Qual è secondo te una soluzione possibile a questo dramma?
Il nostro Presidente [si riferisce al presidente dell’ANP, Abu Mazen] sono più di vent’anni che sta chiedendo la pace ovunque in ogni tavolo internazionale; richiesta che viene sempre rigettata o calpestata dai governi d’Israele, e noi non ce la facciamo più a soffrire! Se la comunità internazionale non ci aiuta, secondo te chi lo farà se non noi stessi con la resistenza? Per appoggiare la nostra causa contro l’occupazione non c’è necessità di essere palestinesi: basta amare la giustizia come l’ama il Paese dove ci troviamo, Cuba.

Qui si conclude l’intervista, ma non la lotta e le atroci sofferenze del popolo palestinese e l’ansia dei palestinesi che qui a Cuba sono venuti per studiare e grazie alla solidarietà di Cuba, per dare una mano al loro popolo e che trepidano per i loro fratelli e sorelle di Palestina: gli anziani, le donne e i bambini che cadono sotto le bombe delle forze di occupazione. Consapevoli dell’importanza che hanno, in quella terra martoriata, medici, infermieri e personale sociosanitario.
Con la Palestina nel cuore.


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