Salario minimo, contrattazione collettiva, rappresentanza Sindacale - di Federico Antonelli

Incombe su di noi la tragedia del popolo palestinese, 60 anni quasi di negazione del suo diritto all’autodeterminazione e i tragici sviluppi del conflitto con Israele e la nuova dinamica di scontro tra le potenze.

La guerra in Ucraina prosegue da più di un anno perché manca la volontà di costruire le condizioni per arrivare ad una trattativa di pace. Nei primi mesi della guerra la CGIL ha avuto un ruolo centrale e propulsivo che oggi sembra smarrito. A cominciare dalla manifestazione del 7 ottobre abbiamo rimesso la pace nella nostra agenda e dato corpo alla nostra iniziativa vertenziale.

La FILCAMS-CGIL ha prospettato un percorso di mobilitazione che affianca la vertenza generale della Confederazione alla vertenza per i rinnovi dei contratti da parte della FILCAMS-CGIL.

E’ un passaggio che ritengo necessario, positivo e convincente, poiché l’esperienza contrattuale della nostra categoria, di questi ultimi anni di attività negoziale nazionale, dimostra che noi abbiamo bisogno di un quadro di riferimento politico e sociale completamente diverso. I nostri contratti rappresentano molto spesso settori deboli, l’avanguardia della precarietà e delle difficoltà salariali.

Voglio fare una considerazione sulla natura delle imprese, nostre controparti; abbiamo due problemi che si sommano.

Uno è la mancanza di una cultura imprenditoriale, limitata da una mancanza di visione complessiva del mercato, delle strategie, dei programmi che diano solidità alle attività imprenditoriali. L’altra è la posizione nella catena del valore di queste imprese che, producendo servizi, si ritrovano strette tra chi quel servizio commissiona e il mercato finale in cui il valore del prodotto non è determinato dall’impresa di servizio. Questo significa subire le politiche degli altri settori determinando una posizione del mondo dei servizi subordinata agli altri settori economici, pubblici e privati. Dobbiamo prendere atto di questa situazione nelle nostre riflessioni.

Ritornando all’analisi della contrattazione parto da un’esperienza: nel settore delle farmacie private facciamo i conti con una grande frammentazione. Farmacie in cui il rapporto tra dipendente e titolare della farmacia è spesso di uno a uno. Cosa posso rappresentare in questo contesto? Questa condizione è la normalità nella nostra categoria. Questo mi fa dire che o mutiamo il contesto politico oppure la nostra capacità negoziale passerà esclusivamente attraverso il riconoscimento da parte nostre controparti. Sarà basata sull’arbitrio e la convenienza loro e/o su un patto burocratico e corporativo tra soggetti di rappresentanza. E’ la strada scelta confederalmente dalla CISL! Non credo sia la strada maestra per migliorare la vita delle lavoratrici e lavoratori che rappresentiamo e la qualità della nostra attività contrattuale.

Nel percorso che la Segreteria ha scelto c’è anche una idea del rapporto con la Confederazione che condivido: un rapporto dialettico ma stretto, in cui le politiche della categoria si specchiano in quelle della confederazione superando le incomprensioni e quel complesso che a volte sembra limitarci. Il concetto del tifo non ci può appartenere: io sono tifoso di calcio, non sono tifoso della FILCAMS-CGIL pur essendo la “mia” categoria, quella in cui milito e opero da sempre. Perché essere tifoso ci fa uscire dalla dimensione politica del confronto e costruisce divisione invece che alleanza.

E nella costruzione del nostro percorso di lotta e negoziale considero la discussione sugli strumenti di cui dobbiamo dotarci centrale, anche nel confronto con la Confederazione.

Il salario minimo che proprio alcune esperienze recenti, a cominciare dal contratto della vigilanza dimostra, è uno strumento indispensabile che non può essere derubricato a un “di cui” che non ci aiuta.

L’indicizzazione dei mancati aumenti contrattuali, riprendendo la vecchia vacanza di indennità contrattuale che renderebbe costoso per le imprese non rinnovare i contratti, con la conseguenza indiretta di porre un argine ai ritardi nella contrattazione.

L’indicizzazione degli aumenti contrattuali con una clausola di garanzia che salvaguardi gli aumenti contrattuali concordati dalle fluttuazioni dell’inflazione.

La condizionalità all’applicazione dei contratti delle organizzazioni sindacali più rappresentative, e al loro rinnovo, alla assegnazione di appalti da parte della pubblica amministrazione.

La legge sulla rappresentanza. Nella categoria, le OO. SS. confederali, noi compresi anche se abbiamo continuato a scriverlo nei documenti, abbiamo rinunciato alla battaglia per la generalizzazione delle RSU molti anni fa, declinando la rappresentanza solo a livello di sigla con RSA più nominate che elette tra gli iscritti. Non è stata scelta di questo gruppo dirigente. Ma se oggi chiediamo a gran voce di avere una legge sulla rappresentanza, dobbiamo anche essere coerenti e rimettere in discussione questa pratica e tornare a rivendicare e a promuovere in maniera diffusa la rappresentanza elettiva invece di quella nominata. E’ fondamentale nel rilancio della nostra azione sindacale e contrattuale.

Lavoriamo su questi punti, sosteniamo le iniziative confederali, mobilitiamo la categoria come ci stiamo impegnando a fare: è un programma ambizioso, ma di valore che potrà costruire una fase diversa per la CGIL, la FILCAMS e tutte le lavoratrici e i lavoratori che rappresentiamo.


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