Sovracup Torino: una storia di ordinaria esternalizzazione - di Luigi Romeo

La dura battaglia dei delegati sindacali per ottenere il rispetto dei loro diritti, pregressi e futuri

“Pronto buongiorno, sono Luigi, come posso aiutarla?”. Questo è lo script che dal 2006 io e i miei colleghi utilizziamo, con esperienza e professionalità, in risposta ad ogni telefonata ricevuta per la prenotazione di esami e visite specialistiche per la Regione Piemonte.

In questi quindici anni abbiamo cambiato cinque datori di lavoro. Inizialmente eravamo assunti tramite agenzie interinali che, pur con i limiti intrinseci contenuti nei relativi contratti di somministrazione, ci garantivano a parità di mansioni lo stesso CCNL che veniva applicato ai dipendenti pubblici che svolgono il nostro stesso tipo di mansioni, salvo la garanzia del posto di lavoro che deriva dall’aver vinto un concorso pubblico, o dall’esser stati assunti per chiamata diretta al collocamento, per i lavoratori di bassa qualifica. Quindi, stesso orario e stesso stipendio. Nel 2010 il servizio è stato invece esternalizzato e da quel momento è iniziato un lungo calvario. L’esternalizzazione ha significato che i nostri posti di lavoro diventavano a rischio. Potevano licenziarci “per fine missione”.

Di fronte a questa prospettiva non sono rimasto a guardare e, insieme al mio collega e compagno Alessandro Rossi, ho iniziato, con l’appoggio della categoria, a darmi da fare con tutti gli altri lavoratori per cercare di contrastare questo processo. Siamo riusciti faticosamente e al prezzo di una dura battaglia a limitare i danni: siamo ancora al lavoro e ancora rispondiamo con la stessa professionalità e competenza “Pronto buongiorno, sono Luigi, come posso aiutarla?” ma, di fatto, dopo quattro anni di esperienza, ci siamo ritrovati con un nuovo contratto: il CCNL Multiservizi, il contratto maggiormente utilizzato nei servizi esternalizzati. Ci ritroviamo quindi, d’un tratto, con uno stipendio nettamente inferiore a parità di mansioni. Per accorciare l’enorme divario salariale abbiamo rivendicato e ottenuto il consolidamento delle ore supplementari, necessario anche per l’enorme mole di lavoro. Per tornare ai salari base che percepivamo da interinali dobbiamo lavorare più ore e accettare l’aumento dell’orario di lavoro giornaliero di fatto.

Ma i problemi non finiscono qui. Dopo due anni di apparente serenità sono cominciati ad arrivare “regolarmente” in ritardo gli stipendi, con tutte le inevitabili conseguenze e difficoltà, sotto ogni aspetto sociale ed economico, che si sono abbattute sulla forza lavoro. Uno stillicidio continuo che ha tolto serenità e creato incertezza tra le lavoratrici e i lavoratori.

Gli anni sono passati e si è arrivati alla nuova gara. La stessa ATI (Associazione Temporanea d’Impresa) si è aggiudicata la gara del CUP Unico, definito dalla Regione Piemonte come il suo “fiore all’occhiello”. Per aggiudicarsi la gara, l’ATI ha inserito come “miglioria” l’estensione del servizio 7 giorni su 7. Ma non è finita. L’Azienda che gestisce il call-center, a causa di un “sopraggiunto e inaspettato” stato di crisi, ha comunicato che rinuncerà alla gestione del servizio e che procederà con l’affitto del ramo d’azienda. Tra i lavoratori la crescente preoccupazione si è accompagnata ad una certezza: l’art. 2112 del Codice civile garantisce infatti, anche in caso di affitto di ramo d’azienda, il mantenimento del posto di lavoro “senza soluzione di continuità” con il passaggio diretto.

E’ subentrato poi un ulteriore colpo di scena: dall’oggi al domani la stessa azienda ha fatto sapere che avvierà la procedura di fallimento, facendo saltare così l’affitto di ramo d’azienda. E’ stata così avviata la procedura prevista dall’art. 4 del Multiservizi che, in caso di successione di appalto, prevede, a parità di termini della gara, il mantenimento in organico di tutti i dipendenti presenti nell’appalto stesso da almeno i 4 mesi precedenti alla successione. Anche in questa occasione abbiamo chiesto e ottenuto l’anzianità di servizio che ci spetta.

Ad oggi ci ritroviamo con una vertenza sindacale in atto, attraverso la quale rivendichiamo due mensilità arretrate, ferie, permessi e Tfr maturati in 8 anni di servizio.

E’ demagogico attribuire il tutto alla politica? Assolutamente no. Il processo delle esternalizzazioni dei servizi pubblici permanenti ha causato e continua a causare un’inevitabile e ingiustificata classificazione della forza lavoro, a causa della quale lavoratrici e lavoratori si ritrovano spesso senza lavoro, reddito e dignità, motivo per cui tale fenomeno deve essere contrastato con forza e coraggio con l'arma più potente che abbiamo: la confederalità.


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