CCNL Confcommercio, Confesercenti, Cooperative e Federdistribuzione: uno schiacciante favore per il rinnovo - di Paolo Macis

Negli ultimi quattro anni il mondo ha cambiato fisionomia in tempi tanto rapidi e su questioni generali così delicate, al punto che le tematiche del lavoro - e degli aumenti di stipendio in particolare - sono passate in second’ordine, da non essere più ritenute centrali.

Come abbiano fatto i lavoratori del Terziario ad affrontare il carovita degli ultimi inverni, con stipendi congelati al pre-Covid, con part-time involontari, e condizioni salariali di enorme fragilità e precarietà, resta un mistero da ricondurre probabilmente alle loro eccezionali doti da “eroi del Covid”. Nel breve si è quindi passati dalla retorica esaltazione degli “eroici cassieri dei supermercati a lavoro nei lockdown”, ai loro scioperi per ottenere il rinnovo del contratto, obbiettivo che nel Terziario è stato raggiunto in questo marzo/aprile 2024. Come ci si è riusciti? Da una parte ha premiato il pressing sindacale di Filcams, Uiltucs e Fisascat sulle quattro sigle padronali di Cooperativa, Confcommercio, Confesercenti e Federdistribuzione, anche solo per calendarizzare i tavoli. Dall’altra, è stato proficuo per la parte sindacale indurre la firma su clausole di miglioramento sostanzialmente identiche su tutti e tre i rinnovi. In questo modo 2,5 milioni di lavoratori sono stati messi a riparo da condizioni di dumping a ribasso, in un contesto storicamente frammentato da un mosaico di operatori spesso in feroce concorrenza tra di loro. E così, dopo anni di tavoli inconcludenti, dopo la rottura della trattativa a fine 2023, dopo lo sciopero di Natale e la successiva ripresa al rallentatore delle relazioni sindacali, i CCNL Confcommercio e Cooperativa venivano rinnovati il 24 marzo.

Con Federdistribuzione si è dovuto ricorrere al nuovo sciopero del 30 marzo, messo in campo in pochi giorni, per “colpire” il sabato prima di Pasqua. Nel day after, nonostante le prevedibili minimizzazioni del caso, il bilancio dello sciopero è da non trascurarsi, non tanto sul piano economico, ma anche e soprattutto sul piano della tenuta politica interna della DMO, perché, dopo la serrata imposta dai lavoratori, clamorosamente è recessa da Federdistribuzione la LIDL, tornata a ripararsi dalla prospettiva di ulteriori scioperi sotto l’ombrello più solido e confortante del CCNL Confcommercio appena siglato. Va detto, per completare il quadro, che sullo sfondo si è agitata pure la vicenda Esselunga. Grazie all’intervento della Magistratura che ha svelato un mondo di finte società in appalto, create apposta per inquadrare contrattualmente i lavoratori nel CCNL Multiservizi e “beneficiare” così di salari inferiori, le organizzazioni sindacali del commercio di CGIL CISL UIL hanno potuto ottenere l’internalizzazione degli operatori impiegati in quegli appalti. Una tegola per il supermercato dalla S maiuscola, costretta a internalizzare 2000 addetti alla spesa on-line, ma anche per l’immagine di tutto il comparto. Non stupisce allora che, seppur con un mese di ritardo, il CCNL DMO viene firmato il 24 aprile.

Prima di valutare i vantaggi, bisogna ricordare che cosa si è scongiurato grazie alla lotta di migliaia di lavoratori, spesso anche precari. Queste erano le loro proposte:
- Aumenti salariali per 130 euro sulla mansione prevalente; - possibilità di rinnovo dei contratti a tempo determinato oltre i limiti di legge senza limiti;
- mansioni professionali squalificate al ribasso di un livello, sia per quelle generiche sia per quelle apicali.

Di contro, grazie alla lotta si è sostanzialmente ottenuto quanto segue:
- aumento di salario a 240 euro;
- contratti a tempo determinato rinnovabili per non più di 24 mesi a patto di causali specifiche (saldi, fiere, festività natalizie e pasquali, digitalizzazioni e nuove aperture);
- introduzione di un meccanismo di vacanza contrattuale che dovrebbe mettere al riparo i lavoratori dai prossimi mancati rinnovi;
- Stop al demansionamento delle figure entranti e apicali.

Ulteriori benefici diretti sono poi stati ottenuti anche su assistenza sanitaria integrativa, congedi parentali, aumenti delle clausole elastiche, congedi per donne vittime di violenze di genere. Indirettamente poi sono state bloccate le proposte di creare una mansione specifica sottostimata per lavoratori generici alle vendite e nei magazzini, oltre che la formazione finanziata con i propri permessi. Dopo la lotta, la firma; dopo la firma, la parola è passata ai lavoratori, che nelle assemblee in programma fino a giugno decideranno del rinnovo del CCNL con il loro voto. Quello che è emerso dalle votazioni finora svolte - anche in coop e in Confcommercio - è uno schiacciante favore per il rinnovo, segnale della necessità di passare subito agli incrementi salariali.

Resta sul tavolo la questione generale del part-time con orario flessibile. E’ il contratto caratteristico nella DMO, ma la retribuzione è troppo bassa per garantire una vita dignitosa. In assenza di concreti aumenti di orario (e di salario) non resta che ragionare sul modello di tempo/lavoro generale e impegnarsi su tutti fronti per ottenere la settimana corta, un tema su cui occorrerebbe iniziare a ragionare prima del prossimo Congresso, ma anche dei prossimi rinnovi contrattuali di comparto e non solo.


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