Inchiesta operaia e lotta di classe - di Francesco Barbetta

La situazione della classe operaia in Inghilterra come embrione di una teoria marxiana del sindacato

A partire dal libro di John A. Moses Trade Union Theory from Marx to Walesa (edito in Gran Bretagna nel 1990) è possibile analizzare La situazione della classe operaia in Inghilterra, scritto nel 1845 da Federico Engels e ancora oggi un formidabile esempio di inchiesta operaia.

Con questo lavoro Engels ha cercato di indagare le condizioni di vita e di lavoro del proletariato a partire dal paese dove il capitalismo era maggiormente sviluppato, dove la Rivoluzione industriale ha avuto inizio e i suoi effetti sono stati maggiori anche per quanto riguarda la miseria sociale prodotta. Tutto ciò permetteva di studiare il proletariato in tutti i suoi rapporti e in tutte le angolazioni possibili. Il libro non è composto solo di descrizioni e statistiche perché ci parla anche dei modi in cui il proletariato si è organizzato per difendersi dalle conseguenze sociali della Rivoluzione industriale. Qui emerge l’embrione di una teoria marxiana del sindacato. Questa nuova classe è il prodotto della concorrenza tra i produttori di tessuti, i tessitori, che nacque nel momento in cui i loro salari aumentarono a seguito dell’aumento della domanda di tessuti. Ciò portò questa categoria di lavoratori ad abbandonare lo stile di vita contadino per guadagnarsi da vivere con il proprio telaio. L’agricoltura contadina fu assorbita in un sistema che imponeva ai contadini di emigrare verso i centri dell’industrializzazione per trovare un impiego. Dalle loro fila emerse il proletariato il cui motore del movimento sociale è la spinta alla sopravvivenza e la concorrenza che Engels definisce l’espressione più completa della lotta di tutti contro tutti che domina nella moderna società civile. Anche gli operai dell’industria rispondevano a questa legge.

Come la borghesia, gli operai erano in costante competizione tra loro a causa del sistema del laissez-faire che implicava, ad esempio, che il tessitore su telaio a mano competeva con la controparte con il laboratorio motorizzato. Il lavoro di quest’ultimo era ambito dal tessitore più svantaggiato che a sua volta era invidiato dal disoccupato. Ciascuno gareggiava per il lavoro dell’altro avvantaggiando i proprietari dei mezzi di produzione. Il loro monopolio sui mezzi di sussistenza, in combinazione con questa concorrenza tra i proletari, rendeva i lavoratori dipendenti come degli schiavi delle classi dei padroni.

Nel sistema che si veniva a creare i padroni erano liberi di offrire lavoro a chi voleva lavorare e alle condizioni che loro imponevano e i lavoratori erano formalmente liberi di accettare o meno tutto ciò. L’unica condizione che il padrone doveva rispettare era offrire un salario non inferiore ai costi per mantenere il lavoratore e la sua famiglia ad un livello di sussistenza. Questo determina un salario minimo di sussistenza. Esiste anche un salario massimo determinato dalla concorrenza tra la borghesia nel commercio. Per portare avanti la sua impresa il padrone ha bisogno di manodopera, anche quando la sua attività si basa indirettamente sui lavoratori perché c’è comunque bisogno di forza lavoro nel commercio e nella manifattura per produrre profitto. Il borghese ha bisogno di operai non per mantenersi in vita, per quello consuma il suo capitale, ma come se fosse un articolo in commercio, una bestia da soma, un mezzo per produrre profitto in poche parole. Quando la domanda di questa merce aumenta, però, tutti i lavoratori sono occupati e la loro reciproca concorrenza diminuisce e a competere reciprocamente per aumentare il numero di occupati è la borghesia. La competizione per i lavoratori causa, in tempi di forte domanda di beni che traina questo meccanismo, l’aumento dei salari. Quando calano i profitti, i salari crollano al livello medio e se dovessero scendere sotto questo livello, allora si verificherebbero i licenziamenti. Nella fluttuazione dei salari Engels fa rientrare molti fattori, tra cui la determinazione del livello minimo di sussistenza in base al livello di sviluppo di una data società. Oppure, in condizioni di mercato medie, quando non c’è una competizione in atto tra i capitalisti per la forza lavoro, i salari non crescono sopra la media perché i padroni non hanno alcun bisogno di un incentivo per impiegare i lavoratori. Il proletariato era in totale balia dell’imprevedibilità del mercato che influenzavano prezzi e salari. Il suo valore scendeva e saliva come quello delle merci che produceva. Per Engels il lavoratore era ridotto a semplice merce del processo economico complessivo e qualora il padrone non fosse riuscito a vendere le sue merci c’era sempre la strada del licenziamento da poter percorrere, abbandonando al loro destino, ovvero morire per fame, i lavoratori coinvolti.

Tuttavia, il proletariato non si è limitato a subire passivamente un simile sistema ma ha organizzato una lotta di estrema violenza contro la proprietà, i padroni e i crumiri. Engels non ha esitato a definire tale situazione “guerra sociale”.
Dopo il 1824 in Inghilterra fu possibile organizzare i primi sindacati legali in ogni ramo dell’industria con l’intento di trattare compatti, in massa, con il padrone per regolare il tasso dei salari in base ai profitti di quest’ultimo, mantenerli uniformi nel paese e aumentarli quando l’occasione era opportuna. Venne imposta con la forza degli scioperi l’adesione dei padroni ad una scala salariale universale per l’industria in tutto il paese. I lavoratori si unirono ai sindacati anche per ridurre il livello di concorrenza reciproca e per poter mantenere il prezzo del lavoro al di sopra del minimo anche in condizioni di profitto “normali”. Le crisi del capitalismo non consentono ai sindacati di ottenere successi sul lungo termine, ma il sindacato, con l’arma dello sciopero, rappresenta, per Engels, una risposta del proletariato alle condizioni disumane che i padroni intendevano imporre ed era inoltre la scuola militare con cui i proletari preparavano il rovesciamento della borghesia. Il movimento sindacale aveva insegnato ai proletari il vantaggio delle azioni nate dalla solidarietà rispetto alla reciproca concorrenza. Infine, il sindacato faceva comprendere al proletario che i mali del capitalismo non possono essere eliminati solo da una lotta economica. Era necessario fondare un nuovo ordine socio-politico in cui la concorrenza verrà resa superflua.


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