I soliti noti pagano il conto delle larghe intese volute da Napolitano
Vasco Rossi si chiedeva “cosa succede in città”, ventisette anni dopo potrebbero rispondergli la madre di famiglia alle prese con un aumento del prezzo di frutta e verdura, i giovani accalcati sui mezzi pubblici perché un litro di benzina costa più di un litro di buon Chianti, migliaia di cassaintegrati e disoccupati, insomma i nuovi poveri.
Cartoline dall’Italia 2012, quella del governo dei tecnici (e del Fondo monetario internazionale). Un paese dove leggendo i quotidiani (quelli rimasti aperti) e ascoltando tg e talk show magari non si capisce “quello che succede in città”, ma si viene a sapere che nel penultimo vertice tra il premier Monti e i partiti che lo sostengono - Pd, Pdl, Terzopolo - Casini era così contento da twittare una foto che lo vede sorridente tra Alfano, Bersani e der professor. Nell’istantanea è l’unico venuto bene, tant’è.
Il governo ha già affidato al Parlamento la riforma del lavoro, dopo i tagli alle pensioni e il ritorno della tassa sulla casa, tutto lascia pensare che Camera e Senato la approveranno, nonostante mezzo paese in piazza. Il Pdl non risparmia agli italiani battute e battutacce. Invece il Pd non può permettersi commenti di alcun tipo. La differenza nell’atteggiamento dei due principali partiti è quasi palpabile nell’atmosfera ritornata sobria dei palazzi della politica. Dimostrazione che il governo “di emergenza” ma politico - chiesto a gran voce dall’Unione europea e dal Quirinale - fa più male a Pierluigi Bersani (soprattutto ai suoi elettori) che a Silvio Berlusconi.
Del resto il partito oggi guidato da Angelino Alfano maggioranza era, maggioranza resta. Ma con una licenza di critica impensabile ai tempi in cui il caro leader di Arcore divideva le sue giornate tra palazzo Grazioli e palazzo Chigi. Il Partito democratico è costretto ad obbedir (quasi) tacendo a Giorgio Napolitano dopo essere stato all’opposizione per tre lunghi anni. Amara la morale dell’attuale fase politica: i “responsabili” non sono più Razzi, Calearo, Scilipoti & c, ma deputati e senatori del principale partito di opposizione a Berlusconi e Bossi. E chi non beve con Monti peste lo colga. Come nella cena delle beffe. L’articolo 18 diventa l’ultimo colpo d’ascia sui sofferenti democratici. Monti rivela che la ripresa arriverà solo nel 2013. Per poi ripetere come un disco rotto: “Occorre battersi per evitare il rischio Grecia”. Il Quirinale si affanna a ribadire che la scelta delle “larghe intese” era l’unica possibile in un momento di emergenza. Ma il prezzo, salatissimo, continua ad essere pagato dai soliti noti.
Che cosa succede nei palazzi della politica? Il documento economico e finanziario è stato varato a tambur battente, il principio del pareggio di bilancio è stato inserito in Costituzione. Dicono che così tutto si risolve, ma intanto gli organismi internazionali sentenziano che la disoccupazione aumenterà.
Frida Nacinovich