Acqua pubblica, quando la goccia scava il masso

di Riccardo Chiari

I movimenti per l’acqua pubblica si sono preparati a manifestare per il 2 Giugno, festa di una Repubblica che dovrebbe essere patrimonio collettivo, segnalando con poche, efficaci parole lo stato delle cose: “A un anno dalla straordinaria vittoria referendaria, il governo Monti e i poteri forti si ostinano a non riconoscerne i risultati, e preparano nuove normative per consegnare definitivamente la gestione dell’acqua agli interessi dei privati, in particolare costruendo un nuovo sistema tariffario che continua a garantire i profitti ai gestori”. Dunque non tenendo in alcun conto il parere di oltre 25 milioni di donne e uomini. Considerati non-cittadini, perché obbligati ai doveri (carico fiscale in primis) ma spogliati di un loro diritto di rilevanza costituzionale come l’applicazione dei risultati di un referendum epocale. Perché ha (abbondantemente) superato, dopo quasi venti anni, lo spartiacque del 50% della partecipazione al voto.
I portavoce della manifestazione del 2 Giugno ben fotografano quanto sta accadendo. Padre Alex Zanotelli è il più esplicito: “A un anno dal referendum, c’è una sfasatura tra la politica e il popolo. E’ come se il referendum non ci fosse stato, perché i politici obbediscono a potentati economici”. Mentre Stefano Rodotà rileva: “La negazione dei diritti richiede una mobilitazione continua, quindi mi rivolgo a destinatari precisi: a partire dal capo dello Stato, al quale chiedo un intervento su questa ferita aperta”. Un intervento che però Giorgio Napolitano, garante della Costituzione, non sembra avere ancora inserito in quella che potremmo definire “agenda istituzionale” del Quirinale.
Intanto i movimenti per l’acqua pubblica non demordono. Un esempio fra i tanti quello della città toscana di Prato, da sempre in prima fila contro la privatizzazione dell’acqua, impegnato ora nella campagna di “obbedienza civile” attraverso la quale, in tutto il paese, gli italiani si stanno organizzando per non pagare quella quota di oltre il 7% della bolletta che continua, nonostante il referendum, a finire nelle casse dei soci privati delle Società per azioni del servizio idrico integrato. Anche da Prato è partito un pullman per la manifestazione del 2 Giugno a Roma, così come da tante altre città della penisola. L’ennesimo esempio di “democrazia in cammino” avviato dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua. Al quale aderiscono molte associazioni ma solo alcuni, piccoli partiti come Rifondazione comunista, Verdi e Sinistra ecologia libertà con, talvolta, l’Italia dei valori). Non il Pd, unica forza politica rimasta in percentuale come di rilievo nel paese. Non per caso, l’appello di Stefano Rodotà è indirizzato anche a Pierluigi Bersani, che del Partito democratico è il segretario nazionale: “Gli chiediamo un intervento più determinato a far rispettare il referendum. Specie nelle amministrazioni comunali governate dal suo partito”.

Riccardo Chiari


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