Quante anime ha la coop?

Parlare di Coop non è mai semplice, se poi sei dipendente, socio prestatore, sindacalista e di sinistra, diventa quasi impossibile… E se anagraficamente sei tra quelli che si ricordano di com’era la Coop prima degli anni 80 ti senti come il protagonista de “il vecchio e il bambino” di Guccini…
Molte sono state le trasformazioni nel mondo della distribuzione cooperativa, a partire dalla concezione del rapporto di lavoro in Coop. Essere della Coop negli anni 70 (parlo della Lombardia, territorio che conosco bene) era qualcosa in più che essere dipendenti: la partecipazione alle scelte della cooperativa era un dato di fatto e fra di noi ci sono ancora lavoratori che in quegli anni hanno rinunciato a mensilità di stipendio o si sono ridotti l’orario di lavoro per permettere alla Coop di superare una situazione molto difficile. Quella è stata cooperazione e solidarietà vera, perché il tutto era stato proporzionato al ruolo ricoperto in azienda e ai carichi familiari.
Quando negli anni 80 Coop ha scelto di rendere sempre meno partecipi i lavoratori nelle scelte, di parlare di nuovo modello di sviluppo ma di praticare la vecchia logica di mercato, di mantenere il tratto distintivo più nella forma che nella sostanza, la disillusione è stata cocente…
Il progressivo allontanamento dai valori di base della cooperazione ha corrisposto alla percezione dei lavoratori Coop di essere dipendenti di una qualsiasi insegna della distribuzione organizzata.
Un timido segno di discontinuità (questo è il mio modo di vedere) paradossalmente è stato dato dalla sottoscrizione, dopo un’estenuante e lunghissima trattativa, del  contratto nazionale a febbraio 2012 che – qui è bene dirlo senza ambiguità – è stato l’unico contratto possibile. Un contratto che afferma prima di ogni altra cosa un principio importante:  che la via del dialogo e della reciproca comprensione, contraria ad atti unilaterali, è la strada maestra per costruire risultati utili a impresa e lavoratori.
In un contesto generale e di settore difficilissimo (ccnl commercio e terziario non sottoscritto dalla Filcams) si è mantenuta la centralità del contratto nazionale e si è respinto il tentativo di depotenziare il secondo livello di contrattazione e soprattutto il ruolo e la partecipazione delle Rsa e delle Rsu; si è difesa la carenza malattia demandando a livello aziendale la verifica dei tassi di malattia medesima nonché la ricerca di possibili soluzioni anche attraverso il miglioramento dell’organizzazione del lavoro e delle sue condizioni generali.
Ma continuando nel paradosso, la disdetta degli accordi di secondo livello da parte di Coop estense, oltre che dimostrare la miopia e l’incapacità da parte di quella dirigenza di avere un sistema maturo di relazioni sindacali, disconosce quanto  stabilito nel contratto nazionale sul complicato tema delle deroghe al ccnl, dove si ribadisce che potranno essere firmate intese solo temporanee dalle Rsa ed Rsu congiuntamente alle organizzazioni sindacali (oo.ss.), escludendo dagli accordi i diritti individuali stabiliti da norme di legge. Ed è inoltre previsto un articolato che evita la possibilità di accordi separati sulle deroghe e vincola le oo.ss. a ricercare un accordo sulle modalità di validazione delle intese.
Scegliere la strada della disdetta degli accordi è la strada più facile, sono capaci tutti, perfino Marchionne…
Il nostro paese attraversa una fase difficilissima, ma è bene ricordare chi sono i soggetti che subiscono la politica del governo Monti: le lavoratrici e i lavoratori (occupate/i e non), i giovani e gli anziani. Anche la politica ha dimenticato la propria base di riferimento: da una parte auspica austerità e dall’altra mantiene  intollerabili e incomprensibili privilegi.
E’ insensato pensare di risolvere il problema del lavoro eliminandolo o azzerando i diritti e le tutele, come è insensato pensare che nessuna contrattazione o mediazione è possibile.
Veniamo da una stagione di grandi lotte ma di scarsi risultati sul fronte sindacale. Quello che abbiamo ottenuto lo dobbiamo alla caparbietà e determinazione dei nostri delegati e dei nostri iscritti che ci sostengono e che ci hanno sostenuto anche aderendo agli scioperi indetti in questi anni: dobbiamo pretendere dalle controparti relazioni sindacali corrette, ma fra di noi dobbiamo smetterla con il giochino di chi è più a sinistra, che oltre ad essere poco rispettoso per quelli che rappresentiamo è insignificante per i risultati ottenuti. Usiamo le energie per organizzarci e organizzare il cambiamento….
Noi dobbiamo continuare ad essere presenti nei luoghi di lavoro, ai tavoli di contrattazione e nelle discussioni con i lavoratori, tutto il resto è noia…

Maria Carla Rossi
Segretaria Filcams Milano


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