Il mondo del lavoro è privo di una rappresentanza politica efficace. E’ un dato di fatto.
L’autonomia del sindacato dai partiti non significa indifferenza per la politica.
La lotta in corso nel Pd tra le forze che fanno riferimento al socialismo europeo e quelle centriste ci riguarda. Anche se dobbiamo prendere atto che tutto il Pd si muove all’interno della logica delle compatibilità e non si pone più il problema di un’alternativa economica e sociale di sistema alla società capitalistica e di contrapposizione al liberismo economico.
Le forze della sinistra d’alternativa sono divise, rissose tra loro e incapaci di porre le loro idee al centro del dibattito politico e spesso si rifugiano in un minoritarismo inconcludente.
La rabbia, l’indignazione, lo sconforto di fronte alla crisi del paese, che non è solo crisi economica, ma anche crisi sociale, politica, in mancanza di un’alternativa credibile, guardano a movimenti di ribellione confusa o comunque estranei alla cultura e alla storia del movimento operaio o all’astensionismo. Anche tra i lavoratori. Anche tra settori combattivi del mondo del lavoro.
Il movimento sindacale ha bisogno di interlocuzioni forti nella politica, per riaffermare la centralità del lavoro e dei diritti contro l’egemonia neoliberista, per contrastare una politica che affronta la crisi contro il lavoro e i diritti.
Per questo il movimento sindacale ha bisogno di una sinistra che si ponga la questione del governo del paese, che chieda il mandato a governare il paese. Per questo oggi bisogna opporsi al governo Monti e alla sua politica. Per indicare un’alternativa.
La Cgil deve rivendicare un confronto aperto con le forze politiche di centrosinistra e di sinistra, per discutere del merito. Così affermerà la sua autonomia e porrà il lavoro e i diritti al centro del dibattito politico. Così contribuiremo alla rifondazione della sinistra di classe.
Pericle Frosetti