di Andrea Montagni
Ci attendono momenti difficili. Sul piano sociale, sindacale e politico.
In molti s’interrogano sulla capacità del movimento sindacale d’incidere nella situazione e nel modificarla.
L’ultimo anno ha mostrato una grande distanza tra gli sforzi profusi, gli scioperi, le manifestazioni, le agitazioni e i risultati concreti. Tra gli argomenti usati sull’opportunità o meno di fare lo sciopero generale prima dell’estate, c’è stato anche questo: cosa otterremmo?
A fine giugno, con Franco Garufi e Frida Nacinovich, sono andato a Cagliari per partecipare alla presentazione del libro sul Mezzogiorno. Un evento partecipato e interessante. Nelle ore trascorse insieme ai compagni sardi, abbiamo inevitabilmente parlato del quadro attuale e delle nostre difficoltà. Debbo al compagno Enzo Costa, segretario generale della Cgil sarda, la risposta migliore all’interrogativo da cui sono partito. In Sardegna infatti, con una mobilitazione di popolo che non ha precedenti, tutte le forze vive della società sono impegnate in una vertenza durissima che ha come posta in gioco il presente e il futuro dell’isola. Niente è stato risparmiato: scioperi, manifestazioni, presidi, petizioni, assemblee, iniziative clamorose in Sardegna e in continente. Risultati, ad oggi, zero. Enzo mi ha detto: “Ma un risultato lo abbiamo ottenuto, la coesione. Quanto più disperata sarebbe la situazione senza l’unità nella lotta! Questo vorrei divenisse patrimonio delle nuove generazioni”.
Ecco il frutto più prezioso della nostra azione: il senso di unità, di appartenenza collettiva e solidale. Per questo risultato vale sempre lavorare, lottare, impegnarsi a fondo!