L’azione per ridurre orari di lavoro inumani (12 e perfino 14 ore giornaliere, sette giorni su sette) è uno degli aspetti su cui il sindacato fin dalle origini ha cercato di ottenere delle conquiste. Questo vale anche per i lavoratori del commercio che hanno sempre posto una particolare attenzione alla conquista del riposo festivo.
Già nel 1894 venne pubblicato il giornale “Il riposo festivo, organo dei commessi per il riposo domenicale” per sensibilizzare sia i lavoratori sia l’opinione pubblica sul tema specifico e sulle condizioni di vita dei lavoratori del settore.
Il giornale uscì solo per 4 numeri, ma il tema venne ripreso nel 1898 da “Il commesso di commercio, organo della classe dei commessi…” che pose tra i temi dibattuti dalla categoria la questione dell’orario “al cui interno assume particolare rilievo la questione del riposo settimanale”.
Il giornale, constatando che gli operai del settore industriale avevano già conquistato, attraverso l’azione collettiva, di non lavorare la domenica, aggiunse: “E’ con invidia che noi vediamo chiuse l’officine […] e li invidiamo perché tristemente pensiamo a quel tempo ancora lontano nel quale ci sarà dato uguale parità di trattamento”.
Nel 1897 sull’argomento si svolse a Bologna un “comizio” (cioè una iniziativa pubblica) con l’intervento di 54 Associazioni di Mutuo soccorso di impiegati e commessi di commercio.
A Roma nel 1898 si tentò una “trattativa” per la chiusura domenicale completa nella filiale della Ditta F.lli Bocconi (grandi magazzini dell’epoca). Il tentativo fu controproducente perché, a fronte dell’abolizione dell’apertura festiva 9-12, vennero tolti i 10 giorni di licenza annuale di cui godevano i dipendenti.
Questa debolezza “contrattuale”, verso il padronato, fece spostare l’iniziativa dei lavoratori sul versante legislativo; ci si pose l’obiettivo di creare le condizioni per presentare e far approvare dal Parlamento una legge sul riposo settimanale.
Per sostenere questo progetto la neonata Federazione italiana tra commessi e impiegati di commercio, costituitasi nel 1899, promosse una nutrita serie di iniziative che culminano in “comizi” concomitanti in tutta Italia. L’iniziativa fu indetta per il 25 maggio 1902 contemporaneamente in 30 città (da Udine a Palermo) per sostenere la proposta di legge che la Federazione aveva commissionato a Gasparotto [esponente politico repubblicano, autore, tra il 1902 e il 1905 di due brevi monografie (“Per un giorno di riposo. Una nuova organizzazione. La legislazione del lavoro in Italia. Il riposo settimanale”, Milano 1902 e “Contenuto e limiti di una legge sul riposo settimanale”. Postilla alla monografia “Per un giorno di riposo”, in Critica sociale, 1° nov. 1905, pp. 330-333; 16 novembre - 1° dic. 1905, pp. 350-357)] e ad Angelo Cabrini [il socialista milanese che nel 1893 aveva presieduto il Congresso nel corso del quale le prime 13 Camere del lavoro d’Italia si erano unite in una Federazione].
L’iniziativa, vista la buona partecipazione, venne ripetuta il 9 novembre successivo.
Queste manifestazioni influirono positivamente sull’esame della proposta di legge da parte della Commissione parlamentare che ne approvò il testo (nell’ottobre 1903), ma la Camera dei Deputati la bocciò con votazione a scrutinio segreto (nel marzo 1904). Occorse quindi rimboccarsi le maniche e ricominciare l’opera. Ci vorranno altri tre anni di impegni per ottenere la legge. La legge sul riposo festivo entrò infatti in vigore nel 1908.