I tagli di spesa colpiscono tutti i lavoratori del settore, pubblici e privati
Che il Governo Monti fosse il governo dei grandi poteri finanziari, i lavoratori se ne sono accorti già da tempo. Casomai, i partiti che lo sostengono hanno ancora qualche dubbio se l’opera sua sia da considerarsi conclusa oppure no. Per adesso, pare che non sia ancora finita: perciò prepariamoci ad un autunno, ed anche ad un 2013 almeno, di ulteriori sacrifici e impoverimento. Del resto, cosa aspettarsi da un Presidente del Consiglio che alla domanda “Cosa fare per lo sviluppo” risponde, candidamente, con un “Di questo devono occuparsi le parti sociali”. Cioè, traduco io, “io ho fatto ciò che mi hanno comandato i miei sponsor (ovvero gli interessi dei grandi gruppi finanziari e bancari), al lavoro e allo sviluppo ci pensi qualcun altro”. Quale formidabile tempra d’uomo! Che capacità e lungimiranza tipica dei professori universitari!
Per dimostrare che quando dice “risanare l’Italia”, Monti intende “ridurre diritti e salari dei lavoratori”, basta leggere l’ultimo provvedimento (anche questo approvato con fiducia: che mirabile senso della democrazia... Ma anche che regalo ai partiti che lo sostengono e che possono dire: “E’ un problema di fiducia, non possiamo farci niente per il bene del Paese”) e che riguarda la cosiddetta “spending review”. Ovvero, come trasferire risorse dal sistema pubblico al sistema privato, facendo nel contempo pagare ai lavoratori un costo doppio. Infatti, fra i vari articoli, il Decreto (sveltamente trasformato in legge) prevede che le aziende di proprietà interamente o parzialmente pubblica che abbiano fatto nel 2011 il 90% del fatturato per la Pubblica Amministrazione debbano essere messe in vendita (a prezzi evidentemente da saldo) o chiuse entro la fine dell’anno. Poi si procederà a nuovi appalti (o alla reinternalizzazione delle funzioni, cosa quasi impossibile con i tagli e i limiti all’assunzione di personale vigenti), all’insegna del risparmio (?) e dell’efficienza (?). Questo significa che a partire dal 2013 migliaia di lavoratrici e lavoratori rischiano concretamente il posto di lavoro. Si tratta spesso di addetti ai quali si applicano contratti privati, come quelli del commercio o dell’industria o dei trasporti, ecc.
Una stima dell’Anci ha valutato in circa 100.000 i posti di lavoro a rischio. A questi potremmo aggiungere i cosiddetti “precari” (persone che spesso lavorano per lo stesso Ente da anni, anche se con contratti di diversa tipologia; stime della Cgil su conti ministeriali individuano in altre 100.000 le persone a rischio). Senza parlare degli effetti “indotti”, come quello che obbliga a ridurre del 30% il costo dei contratti in essere per la Pubblica Amministrazione. In altre parole, vuol dire che se l’azienda appaltante deve fatturare il 30% in meno per mantenere il lavoro, o riduce i costi del 30% o licenzia il 30% del personale. Certo, può tentare di rendere più efficiente il proprio processo produttivo. Ma spesso si parla di pulizie o forniture di mano d’opera “tout court” per servizi specifici, come il ‘data entry’ per le procedure informatiche e cose simili, ad “alta intensità di lavoro umano”, come dicono gli studiosi. In quei casi, ridurre i costi vuol dire, semplicemente, che dove prima erano necessarie 3 persone per fare le pulizie, da domani si dovranno arrangiare in 2. Poi, se la mensa dell’asilo resta sporca, a Monti che gli frega?
In questa situazione, che vede coinvolte molte categorie della Cgil sia pubbliche che private, è auspicabile che si trovi il modo per unificare tutte le lotte e le vertenze che nasceranno. Credo che sia compito della Confederazione, ma anche le categorie interessate potranno dare il loro contributo. Monti sta rappresentando un danno per il mondo del lavoro, pubblico e privato, e prima se ne va, meglio è per noi. Però bisogna che assieme a Monti se ne vada anche il liberismo economico, che ha portato l’economia mondiale in crisi e sta affamando, letteralmente, milioni di persone. Se questo dovrebbe essere il primo pensiero per tutte le forze politiche, parlamentari o meno, che si richiamano alla sinistra, penso che anche la Cgil tutta potrebbe e dovrebbe dare il suo contributo per aiutare le forze politiche di sinistra presenti in Parlamento a liberarsi dalla sudditanza a Monti ed ai liberisti, e provare a rafforzare il ruolo e la forza del “welfare state”. Solo creando lavoro si può avere sviluppo e occupazione.
Stefano Bianchi
Fp-Cgil Nazionale, dip. Autonomie locali
Responsabile CCNL privati