Anche Antonio Ingroia lotta per il diciotto. Il magistrato antimafia più conosciuto del paese ha sottoscritto i referendum sul lavoro, perché sia riconquistato integralmente l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori che impedisce licenziamenti illegittimi. E perché sia abolito l’articolo 8 che - come nel caso della Fiat modello Marchionne - autorizza a derogare al contratto nazionale di lavoro, ponendo le basi per la sua cancellazione.
La firma del procuratore aggiunto di Palermo si è aggiunta alle centinaia di migliaia già raccolte nella campagna “Lotto per il diciotto”. Eppure dei referendum non si scrive sui quotidiani, né si parla in radio o in tv. Nei giorni scorsi il comitato promotore è stato costretto a manifestare davanti alla sede centrale della Rai. Denunciando la latitanza perfino del servizio pubblico, che per sua natura avrebbe invece il compito di non trascurare una campagna referendaria popolare, sul tema drammatico di un lavoro ridotto sempre più a merce da vendere e comprare. Indicativi al riguardo gli ultimi dati degli istituti di ricerca specializzati, per primo l’Istat, sull’aumento esponenziale della precarietà in tutto il paese. Mentre ad esempio in Toscana, l’Ires Cgil registra il netto calo degli avviamenti al lavoro. Che quando ci sono riguardano soprattutto il lavoro a intermittenza e il lavoro a chiamata.
Anche alle primarie si sono visti banchetti referendari allestiti davanti ai seggi dove si votava. E i volontari che raccoglievano le firme dovevano spiegare chi erano e perché fossero lì a chiedere di firmare: “Abbiamo dovuto far capire di cosa si tratta perché sono pochi quelli che hanno sentito parlare dei referendum sul lavoro – racconta Cinzia Niccolai, volontaria dell’Idv – quindi facevamo una velocissima ‘ripetizione’. Ma bastava questo per convincerne molti a dare la loro firma. Quando una signora ci ha detto che questi banchetti sono davvero per una giusta causa, ci siamo inorgogliti. Certo è che per raccogliere le firme dobbiamo fare anche tanta informazione ‘istantanea’, sul momento. Soprattutto quando andiamo nei mercati o davanti ai centri commerciali, dove è ancora più difficile che i frequentatori conoscano i motivi che stanno alla base di questi referendum”.
La raccolta delle firme finirà il 20 dicembre, quindi ci sono ancora pochi giorni per fare un ultimo sforzo, sensibilizzando con ogni mezzo di comunicazione gli amici e i compagni di lavoro che ancora non hanno sottoscritto la campagna “Lotto per il diciotto”. La legge prevede che siano necessarie 500 mila firme per convalidare la richiesta di referendum, l’obiettivo del comitato promotore è quello di raccoglierne circa 700 mila, per evitare che eventuali firme invalidate mettano a rischio la possibilità di chiedere agli italiani cosa pensano dell’ennesimo attacco frontale al lavoro e ai suoi diritti più elementari. Un attacco portato avanti dall’ultimo governo Berlusconi e dal suo ministro Sacconi, che hanno preteso l’articolo 8. Mentre le ferite all’articolo 18 portano la firma dei cosiddetti “tecnici” Mario Monti ed Elsa Fornero. Tanto basta per ripetere: firmate e fate firmare, in gioco ci sono diritti fondamentali.