Nessuna soluzione in vista per i lavoratori della Compass, la multinazionale della ristorazione che ha annunciato 824 licenziamenti in Italia: fumata nera all’incontro del 19 dicembre presso il Ministero del Lavoro per il confronto sulla procedura di licenziamento collettivo avviata a fine settembre.
L’azienda ha preteso di stabilire da subito il numero di esuberi in modo unilaterale; nessuna disponibilità a prendere in esame la proposta avanzata dalle Organizzazioni Sindacali di definire un accordo con uscite volontarie incentivate e al tempo stesso procedere, dandosi un tempo adeguato, ad un esame dettagliato di eventuali esuberi e valutare tutti gli ammortizzatori sociali utili. Un esame approfondito avrebbe tolto ogni giustificazione alla Compass, una multinazionale in piena salute, altroché in crisi.
La Compass è la più grande società di ristorazione collettiva del mondo, che occupa circa 380.000 dipendenti: in Italia gestisce servizi di ristorazione collettiva, buoni pasto, pulizie civili e industriali su tutto il territorio nazionale con circa 8.000 dipendenti. Alcuni dei più importanti appalti in corso sono quelli con Università Bocconi, Banca d’Italia, Eni di San Donato Milanese, Fiat a Torino e a Cassino, Camera dei Deputati, scuole del Comune di Torino, Asl di Salerno, Magneti Marelli, Deutsche Bank, Kraft, Pirelli, Vodafone.
La procedura di licenziamento collettivo è stata aperta in settembre, dichiarando la necessità di migliorare la redditività dell’azienda: nessuna giustificazione precisa, la Compass si è appellata genericamente alla crisi e alle difficoltà nel ricevere i pagamenti dalla pubblica amministrazione.
Tra le figure da licenziare sono stati compresi anche impiegati e quadri, nonché tutti i Direttori di mensa, ossia punti di riferimento per il know how aziendale.
Ma la Compass, come anticipato, non è una azienda in crisi: si tratta di una multinazionale che vuole massimizzare i propri profitti. Tutti i numeri dell’ultimo Bilancio riportano un segno positivo: nella relazione si riconosce che è aumentato il valore della produzione rispetto all’esercizio precedente e che si è registrato il miglior risultato economico netto degli ultimi 4 esercizi.
In novembre ha presentato ai soci un fatturato - solo in Europa - di 6.243 milioni di sterline (+ 26 milioni di sterline rispetto al 2011) e un fatturato mondiale di 16.905 milioni di sterline (+ 1.072 milioni di sterline rispetto al 2011).
Quindi non sono certo il lavoro ed il fatturato a mancare: solo nel nord est dall’ottobre 2011 al settembre 2012 sono state fatte oltre 97.000 ore di ‘supplementare’ e oltre 29.000 ore di straordinario. A questi dati si devono aggiungere l’assunzione di stagisti e interinali e circa 170 mila ore di ferie e permessi non goduti.
Il problema della Compass, quindi, non è l’esubero di personale: semmai l’azienda è sotto organico.
La risposta dei lavoratori è stata immediata, con scioperi, volantinaggi e incontri istituzionali.
La strategia Compass sembra perdente anche sul piano della clientela: mettendo a rischio gli obblighi contrattuali con i committenti, l’azienda sta già perdendo alcuni appalti in Veneto, in Piemonte e in Lombardia.
Le Organizzazioni Sindacali hanno sempre contestato i vizi formali e sostanziali della procedura, a partire dal fatto che quanto descritto nella comunicazione avviata non ha le caratteristiche di chiarezza ed esaustività delle informazioni. L’azienda, inoltre, forse per troppa fretta, ha aperto un’unica procedura senza riportare la distribuzione del personale in funzione del contratto collettivo nazionale applicato (Turismo, Pulimento-Multiservizi, Commercio, Trasporti e Alimentaristi). Ma soprattutto, le motivazioni portate a supporto delle ragioni di apertura della procedura non sono state ritenute sufficienti trattandosi di dichiarazioni generiche e non supportate da oggettivi motivi tecnici rispetto all’impossibilità di ricorrere a misure alternative ai licenziamenti. Inoltre lo schema relativo agli esuberi riporta il dettaglio per centro di costo costituendo una discriminazione in quanto permette l’individuazione immediata delle singole persone. Ovviamente non sono state rispettate le relazioni sindacali e diritti di informazione previsti dai Contratti Nazionali di riferimento.
L’azienda non ha fatto una piega: Compass ha sostenuto che tutte le obiezioni sollevate sono sanabili nel quadro della riforma del lavoro ‘Fornero’.
A fronte del mancato accordo in sede ministeriale la procedura di licenziamento avanza inesorabile, già in questi giorni i lavoratori potrebbero ricevere le prime lettere.