La Cgil ha presentato il piano del lavoro. La Filcams ha dato il suo contributo di idee e proposte.
La Cgil propone una politica basata sugli investimenti e il ruolo pubblico in economia favorendo ricerca e innovazione, la difesa del settore manifatturiero, il consolidamento dello stato sociale e il rilancio del mercato interno. Per farlo occorre una politica fiscale equa che alleggerisca il peso delle tasse sui lavoratori dipendenti e che imponga, anche con la patrimoniale, alla rendita, al capitale finanziario e ai profitti di concorrere al risanamento del paese.
Il lavoro è il nodo centrale. Ma non il lavoro come viene, viene. In questi anni, il lavoro non è stato soltanto la cenerentola; è stato vittima di un’aggressione continua, metodica sul piano dei diritti, delle tutele, del salario. Quando parliamo di lavoro parliamo di lavoro buono, tutelato, il lavoro che da dignità e che si fa forte dei propri diritti. Questo è il lavoro per cui ci battiamo.
Le politiche di rigore sono incompatibili con le politiche del lavoro. Rigore non è spesa pubblica oculata, corretta gestione delle risorse, lotta spietata e implicabile all’evasione. Il rigore è una politica di tagli lineari alla spesa, con conseguenze devastanti per lo stato sociale. Rigore è parola malata.
Anche flessibilità è parola malata. Flessibilità non è duttilità della prestazione lavorativa per conciliare la vita degli uomini e delle donne che lavorano con le esigenze delle aziende. Flessibilità è la totale subordinazione della prestazione di lavoro e della condizione lavorativa alle esigenze dell’impresa. Flessibilità sono le domeniche obbligatorie, il part time imposto, i contratti a termine, ecc.
Monti quando parla di spesa pubblica parla di questo rigore, se parla di lavoro parla di questa flessibilità. Quando parla della Cgil ci attacca come ostacolo alla sua politica. Ha ragione. La Cgil non vuole il proseguimento di una politica che fa solo danni ai lavoratori e al paese!