E questa è casa mia, e qui comando io, ogni dì voglio sapere chi viene e chi va. Lo cantava Gigliola Cinquetti in un’Italia che oggi non c’è più, lo mette in pratica Beppe Grillo. L’ago, o meglio l’incudine della bilancia della politica italiana considera deleterio l’articolo della Costituzione che libera i parlamentari eletti dal vincolo di mandato. I suoi cento e passa onorevoli a cinque stelle sono avvisati. A buon intenditor poche parole, naturalmente scritte su www.beppegrillo.it. Di fronte alle ultime notizie che arrivano dalla spiaggia di Bibbona, non si sa se ridere o piangere. Esaltanti le immagini dell’ex comico genovese diventato attuale guru internazional-popolare stretto in un piumino che lo fa somigliare ad una tartaruga ninja, con cappuccio comprensivo di occhialoni a specchio. Visto nei negozi modaioli, a prezzo 600 euro, 300 in saldo al 50%. Ora i negozianti si mangiano le mai, diventerà uno status symbol. Grillo si concede una corsetta sulla spiaggia, costringe i cronisti e soprattutto un povero cameraman a rischiare l’infarto per riprenderlo cercando di strappare qualche dichiarazione. Sforzo inutile. L’aratro del Movimento a cinque stelle parla solo con la stampa straniera, meno male lo fa in italiano, così citando la fonte di turno è possibile riportare le parole del guru. Lui gioca al gatto con il topo, per ora. Ma forse di voti ne ha presi troppi tanto da essere decisivo: sarà lui a scegliere se il governo nascerà oppure se si dovrà tornare entro tre mesi alle urne. Pierluigi Bersani lo ha detto chiaro e tondo, su otto sacrosanti punti di programma (fuori dalla gabbia dell’austerità, l’emergenza è economia reale ed occupazione; misure urgenti sul fronte sociale e del lavoro; riforma della politica e della vita pubblica; voltare pagina sulla giustizia e sull’equità; legge sui conflitti di interesse anti-Berlusconi, sull’incandidabilità, l’ineleggibilità e sui doppi incarichi; economia verde e sviluppo sostenibile; prime norme sui diritti; istruzione e ricerca) i cinque stelle devono decidere se accettare il confronto o mandare tutti a casa. Ma sarà stato lui, Beppe Grilo, ad avere la responsabilità della prematura fine della legislatura. A sentire il leader democrat un governo Pd-Pdl non può esistere in natura. La base è con lui, dirigenti e capo dello Stato ancora non si sono pronunciati. Un lieve spostamento a sinistra rispetto allo schema della campagna elettorale. Sarebbe stato incomprensibile il contrario. Intanto il cavaliere, miracolato dalle sue televisioni e dell’amore che il 20% degli elettori continua a tributargli, ne dice ogni giorno una diversa. Si va dal governo di larghissime intese all’immediato ritorno al voto, passando per la manifestazione nazionale contro la magistratura, potere costituzionale di ogni stato moderno da più di due secoli. Non c’è niente da fare, ogni volta che qualcuno racconta le malefatte del Cavaliere – ultimo l’ex senatore Sergio De Gregorio comprato a suon di milioni per passare dall’Idv al Pdl all’epoca di Prodi – Berlusconi urla al complotto della Quinta Internazionale. E se davvero il Cavaliere sceglierà San Giovanni, quella che era la storica piazza della sinistra diventerà la piazza del primo che la noleggia. Da piazza del primo maggio a piazza del primo che la noleggia. Con lui il Pd di Bersani non può avere alcun punto di contatto. Nemmeno quello di Matteo Renzi, e il giovane sindaco di Firenze sa bene che fin quando il Cavaliere resta in sella, le larghe intese sono un’utopia. Pena la rivolta, anzi la rivoluzione, della base del partitone tricolore. La fotografia uscita dal voto di fine febbraio è talmente in movimento da risultare intraducibile, anche per i maghi del photoshop. Togliendo di mezzo il premio di maggioranza, il Movimento Cinque stelle sarebbe il primo partito alla Camera e a qualcuno di loro - perché Grillo non è parlamentare - toccherebbe andare da Giorgio Napolitano a discutere di come fare il governo. Maledetto porcellum, senza le sue folli regole ci sarebbero state giornate da inserire direttamente nei libri di storia patria. Incomprensibile assistere a scene come quella vista in occasione della prima riunione dei neo-onorevoli stellati, decisi a non far sapere luogo e ora dell’appuntamento. Come può il sistema dei media raccontare le novità sul caso politico del decennio, senza avere la possibilità di notizie del giorno. La democrazia a cinque stelle prevede un’unica fonte, il blog di Grillo. E questa è casa mia, e qui comando io.