Una battaglia civile di trincea, combattuta a colpi di carte bollate e di sentenze dei giudici amministrativi. E’ una strada obbligata quella cui sono stati costretti i movimenti per l’acqua pubblica, di fronte a una politica che si ostina a non rispettare la volontà popolare espressa nel referendum del giugno 2011, con il quale è stata cancellata la remunerazione obbligatoria del 7% del capitale investito nelle aziende di gestione del servizio idrico.
La delibera del 28 dicembre 2012, con cui l’Autorità per l’energia elettrica e il gas (alla quale ora spetta di fissare anche le tariffe dell’acqua) ha adottato il “metodo tariffario transitorio” per il 2012 e il 2013, ha subito provocato una meritoria levata di scudi da parte dei movimenti. Nella delibera c’è infatti una retrodatazione della tariffa a tutto il 2012, già di per sé molto discutibile sul piano giuridico, e ancora più sospetta di fronte al nuovo quadro normativo che doveva risultare dalla vittoria referendaria. Fatto ancor più grave, l’introduzione nel nuovo sistema tariffario della voce “costo della risorsa finanziaria”, che di fatto ha riportato in bolletta proprio quella remunerazione del capitale del 7% cancellata dal referendum.
Di fronte a un così palese menefreghismo della volontà popolare, all’inizio dello scorso mese di marzo il Forum italiano dei movimenti per l’acqua e la Federconsumatori hanno fatto ricorso al Tar della Lombardia contro la nuova tariffa transitoria. “Deve essere riformulata – osservano i ricorrenti – perché gli effetti del referendum, e di due successive sentenze della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato, imponevano la necessità di eliminare definitivamente la remunerazione del capitale investito, e di evitare l’applicazione di qualsiasi altra voce che potesse introdurla sotto un altro nome. Invece è successo proprio questo, con gli ‘oneri finanziari’ che sono determinati in modo standardizzato (6,4% del capitale investito netto), a prescindere dalla situazione effettiva dei singoli gestori”. Le conclusioni sono presto dette: “L’Authority ha preferito percorrere la vecchia strada già conosciuta. Con un approccio differente, ma sempre distante, fuorviante e lesivo dalla chiara volontà di 27 milioni di italiani”.
Pochi giorni dopo la presentazione del ricorso al Tar lombardo, in Toscana è arrivata una importante sentenza dei giudici amministrativi. Questa volta a muoversi era stato il Forum toscano dei movimenti per l’acqua, che insieme ad alcuni privati cittadini aveva sostanzialmente contestato le bollette di Acque spa, gestore del servizio idrico integrato nel comprensorio di Pisa, derivanti dalle delibere 12 e 13 dell’ormai ex Ato 2 toscano. Quest’ultimo infatti nel dicembre 2011 aveva autorizzato ancora una volta a chiedere il profitto garantito del 7% annuo, nella palese inosservanza dei risultati del referendum del giugno precedente.
Il ricorso degli avvocati Capialbi e Dettori in difesa dei movimenti toscani per l’acqua pubblica ha portato alla sentenza 436/2013 del 21 marzo scorso, nella quale sono state dichiarato illegittime le tariffe dell’ex Ato2 del Basso Valdarno. Ed è stato precisato che i 56 sindaci dell’area hanno approvato le due delibere 12 e 13 in violazione della volontà popolare espressa con il referendum. “Questa sentenza è la prima in Italia di questo genere e ha quindi una valenza nazionale - puntualizza Colin du Liege del Forum toscano dell’acqua - chiediamo dunque ad Acque spa l’immediata restituzione di circa 9 milioni di euro indebitamente riscossi”. Cioè quelli incassati come profitto del capitale da Acque Spa, che serve 350mila utenze, nella seconda metà del 2011. Dal giorno del referendum fino alla fine dell’anno. I movimenti per l’acqua hanno infatti calcolato che l’aggio del 7% incide in media per 10 euro ogni singola bolletta, di qui la stima di una remunerazione del capitale per la sola Acque spa pari a 18 milioni di euro per il 2011, 19,2 milioni per il 2012 e 21,2 milioni per il 2013.
In questi ultimi due casi, come intuibile dal ricorso al Tar della Lombardia del Forum italiano dell’acqua, ci sarà ancora da combattere. Perché tutto lascia pensare che le nuove tariffe messe a punto dall’Autorità idrica toscana (che dal 1 gennaio 2012 ha sostituito tutti gli ex Ato), in vigore a breve, toglieranno la voce “remunerazione del capitale” ma inseriranno la voce “oneri finanziari e fiscali”, reintroducendo di fatto quello che il referendum ha abolito, sulla scia della contestata delibera dell’Authority nazionale. Per certo i movimenti toscani sono pronti a ricorrere al giudice di pace contro le lettere di messa in mora dei gestori agli oltre 7mila cittadini che hanno aderito alla campagna nazionale di “obbedienza civile”, autoriducendosi la bolletta dell’acqua secondo le modalità indicate sul sito web www. obbedienzacivile.it. “Questa messa in mora è illegittima – osserva sul punto Rosanna Crocini del Forum toscano – per questo ricorriamo al giudice di pace”.