Dopo che, il 2 maggio, la Fiat Ricambi ha comunicato la disdetta unilaterale del contratto con la Unilogistic, è iniziata una durissima vertenza. La data del 6 maggio verrà a lungo ricordata, sia dai lavoratori sia dalla proprietà. Tanti dipendenti hanno infatti raccolto l’appello lanciato dalla Filcams di fronte ad una situazione critica: Fiat aveva infatti dichiarato di non volere parlare con le lavoratrici e i lavoratori di Unilogistic. Si è deciso di organizzare subito un’assemblea, considerando che i lavoratori arrivavano da tre giorni di presidio in seguito alla serrata del venerdì precedente. Molti di loro sono alla prima esperienza di lavoro, non hanno mai subito il sopruso di vedersi negato il lavoro. Sono stanchi, delusi, ma anche arrabbiati. Eppure compatti, e hanno deciso di entrare ugualmente in fabbrica! Alcuni sindacalisti della Filcams si sono uniti a loro, per non lasciarli soli, perché è la Cgil che non vuole lasciarli soli.
La maggioranza dei lavoratori ha superato senza problemi il cancello, poi però i “guardioni” hanno reagito, riuscendo a bloccare qualcuno.
Dopo un po’ sono arrivati i carabinieri, che hanno identificato i presenti, e mi sono così reso conto di essere rimasto fuori con ragazzi molto giovani: le loro preoccupazioni quasi mi hanno intenerito e mi ha commosso la loro volontà di voler rimanere lì, comunque.
In un momento in cui la situazione sociale è pesantissima, con la gente che ha perso il lavoro che arriva alla follia di spararsi o di sparare, il comportamento di Fiat e di Unilogistic sembra gettare ulteriore benzina su una situazione già fin troppo infiammata.
Nel frattempo le cose sono cambiate rapidamente: sono arrivati altri carabinieri, anche il reparto “antisommossa”, evidentemente dai piani alti della Fiat stavano reagendo. Ma sono accorsi sul posto anche tanti altri colleghi dei lavoratori Unilogistic, altri compagni e funzionari della Cgil. E i giornali, le televisioni, anche esponenti di altre sigle sindacali.
Le notizie che arrivavano da dentro, intanto, erano contraddittorie: “Stanno contrattando”, “No, vogliono sgomberare”... Da fuori eravamo però sicuri di un fatto: la loro azione era di autodifesa, stavano occupando una proprietà privata perché veniva loro impedito di fatto di poter esercitare un loro diritto: il diritto al lavoro, al salario, alla dignità.
Sono arrivati poi anche i sindaci di Piossasco, Orbassano e Rivalta, che sono i Comuni dove risiedono i lavoratori coinvolti: hanno offerto la loro mediazione e chiesto di poter entrare a parlamentare con i lavoratori e con le forze dell’ordine.
Intorno alle 14 i lavoratori hanno deciso di uscire dalla fabbrica, anche per alleviare la tensione verso i carabinieri, li ho visti sfilare davanti a me, stanchi ma non delusi. Li ho visti fieri, in molti poi mi hanno detto: “E’ la prima volta in vita mia che faccio una cosa del genere, ma so di avere fatto bene”.
Si sono raggiunti dei risultati: intanto un primo incontro tra alcune delle parti, cui ha fatto seguito un incontro alla presenza dei sindaci. I lavoratori hanno deciso di mantenere comunque il presidio, per testimoniare con la propria presenza fisica il torto subito. Provano amarezza di fronte all’ostinazione di Fiat nel non volere parlare con loro, con la Cgil. Un rifiuto dettato dal non riconoscere alla Fiom il ruolo in rappresentanza di migliaia di impiegati nel settore metalmeccanico. Senza contare che, senza nulla togliere ai compagni metalmeccanici, i lavoratori sono rappresentati dalla Filcams e dalle altre sigle che si occupano dei settori in appalto.
A conti fatti, una buona giornata di lotta!
La vertenza
Il 2 maggio 2013 la Fiat Ricambi ha comunicato la disdetta unilaterale del contratto con la Unilogistic, azienda con sede a Monza che ha in appalto il servizio per la gestione della logistica presso lo stabilimento di Rivalta (To).
I lavoratori sono in forza a Mirafiori, ma in accordo con il piano di trasferimento del settore logistico svolgono il loro compito a Rivalta, per l’impacchettamento e la spedizione dei ricambi, e in minor numero a Volvera (To). Le ragioni che hanno indotto Fiat a tale scelta sarebbero gravi inadempienze contrattuali legate al mancato versamento dei contributi; fatto vero solo in parte, in quanto risulterebbe, secondo le organizzazioni sindacali, soltanto un piccolo ritardo.
Il giorno 3 maggio la Fiat ha impedito ai 60 lavoratori l’ingresso nello stabilimento ed è stato loro ritirato il tesserino di riconoscimento.
I 60 dipendenti di Unilogistic hanno iniziato il presidio permanente lo stesso giorno. Il 6 maggio è partita la prima iniziativa dimostrativa con l’occupazione di un’area dello stabilimento di Rivalta; seguita poi da diverse presenze di delegazioni dei lavoratori Unilogistic a manifestazioni sindacali e politiche.
Il giorno 8 maggio una delegazione di lavoratori e sindacalisti è stata ricevuta in Consiglio Regionale.
Attualmente Unilogistic ha inviato alla Regione Piemonte la richiesta di cassintegrazione in deroga, ma non avrebbe ancora versato lo stipendio di aprile. Il contratto prevalente è il multiservizi, l’età media dei lavoratori è di 40 anni.